Sergio Filippo Corazzini

Sergio Filippo Corazzini è stato un poeta romano della linea crepuscolare. La sua vita ci fa capire molte cose. Innanzi tutto l’influsso della famiglia, dell’ambiente sul suo operato e quello delle esperienze. Le disgrazie della sua famiglia e personali vanno a incidere sul suo animo sensibile e intimista. La crisi economica che attraversa la sua famiglia forma il suo carattere, blocca le sue iniziative, lo costringe alla resa, lo umilia e devasta psicologicamente. Suo padre Enrico aveva una tabaccheria in via del corso a Roma e vari poderi in Fara Sabina ma con le speculazioni di borsa e il libertinaggio finisce sul lastrico. Le conseguenze sono disastrose. Sergio e il fratello sono ritirati dal collegio laico Umberto I di Spoleto dove svolgevano anche rappresentazioni teatrali di burattini, e costretti a fare solo il ginnasio a Roma. Sergio dovrà andare dai parenti a Cremona della madre per chiedere aiuti economici e mettersi a lavorare in una società di assicurazioni con sede in via del corso. Dovrà lavorare in una specie di sgabuzzino buio, con le inferriate alle finestre e uno squallido cortile, con una ridicola e piccola scala a chiocciola. Un luogo malsano e arido, freddo  e chiuso che ritorna nei suoi scritti. Il padre ha perso tutto sperando in un colpo fortunato in borsa e finisce in un ospizio. Gli amici di Sergio fanno delle collette ogni tanto. La famiglia è minata dalla tisi infatti di questa malattia muore il fratello, la madre e lui stesso si ammala e un fratello muore in un incidente. Il passaggio allo stato di povero sconvolge Sergio che non osa neppure farsi avanti con le ragazze, i suoi sono  amori platonici con una  commessa pasticcera di Cremona, con una straniera danese conosciuta in una casa di cura. La malattia condiziona la sua vita, echi malinconici  e nostalgici pervadono le sue sperimentazioni poetiche in versi liberi e sonetti.

La sua vita minata dalla tisi e dalla anemia è fatta di noia, tristezza, solitudine, stanchezza , amarezza  è sospesa a un filo come disse il suo medico curante. Nella sua poesia troviamo infatti soliloqui tristi, temi realistici, osservazioni, allusioni alla malattia, amare riflessioni, immagini precarie, dolcezze, parole simboliche, riflessioni esistenziali, senso di vuoto, parole dimesse, ironiche, autocritica severa, confessioni evanescenti, toni smorzati, discorsi religiosi sull’anima, sulla grazia divina, riflessioni amare sulla morte, ingenuità puerili, evasioni sentimentali, descrizioni surreali, ripiegamenti, sospiri dell’anima, sogni languidi e disfatti, angoscia, preghiera, rassegnazione, pianti, colloqui interiori, desolazioni, incomunicabilità, meditazioni, deliri, frasi mistiche, debolezze, nevrosi, perdoni, sofferenze fisiche e mentali, simboli, stati di coscienza alterati, vibrazioni, frammenti di mistero, sublimazioni.

Non per niente una sua raccolta famosa si intitola amaro calice, che racchiude componimenti personalissimi e intrisi di malinconia manifesta. Le variazioni sono spesso sulla stesso tema della malattia e della morte.

La vita del poeta è fatta di dolori, di rare risate, di letture nel silenzio di una stanza desolata. L’unico svago le fughe dal sanatorio di Nocera Umbra per andare a vedere i treni alla stazione. Una vita scialba che ha ispirato grandi raccolte poetiche e ha influenzato gli artisti successivi e che è stata un punto di partenza. Se non ci fossero stati certi eventi la sua vita sarebbe stata diversa come pure la sua poetica.

la vita di Corazzini ci illumina anche su un altro fenomeno diffuso: la mania dei ricchi delle speculazioni finanziarie che portano inevitabilmente alla rovina  e alla perdita del patrimonio.

 

Ester Eroli

 

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