Singapore isola felice

In sanscrito significa città del leone, ma di aggressivo non ha proprio nulla, anzi.  L’atteggiamento felino, se mai, è dovuto alla sua economia, sempre più florida e aggressiva, ma la gente del luogo è quanto di più gioviale si possa immaginare.

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Singapore di recente è finita sugli altari della cronaca per via del Gran Premio di Formula 1 assegnatogli dal patron Bernie Eccleston a partire dal 2008. In Italia era nota per un paio di film in b/n con Humphrey Bogart e soci, usciti negli anni ’50, e poi perché negli anni ’70 una divertente canzone dei Nuovi Angeli la nominava ripetutamente in modo gioioso.

Questo piccolo Stato racchiuso in un’isola di poco più di 600 chilometri quadrati (tre volte la nostra isola d’Elba) immediatamente a sud della Malaysia, popolato da 5 milioni di persone è ormai uno dei paesi più ricchi del mondo. 

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Definita come Quarta Cina, visitandola, si capisce immediatamente il perché. Oltre il 75% della popolazione è cinese, il15% è malese, il7% indiana, il resto si divide tra inglesi, portoghesi e olandesi che sono stati i suoi primi colonizzatori, prima che questo Stato diventasse indipendente nel 1963. L’emblema di quest’isola-metropoli felice sta nella coesistenza, anzi nell’ultraserena coesistenza, sbandierata del resto come attrazione turistica, visto che la gigantografia della foto di tre belle ragazze appartenenti alle tre razze orientali è affissa da tutte le parti della città.

Ma ciò che colpisce l’occhio del turista è l’altissimo tenore di vita di cui gode la maggior parte della popolazione, definibile di sovente come lusso sfacciato. Il PIL locale infatti rivaleggia con quello del Giappone, mentre il reddito pro capite gli è perfino superiore.

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Nel giro di una quarantina d’anni Singapore è diventata una potenza finanziaria mondiale, addirittura la quarta del mondo. Ciò è stato favorito, indubbiamente, dal ritorno di Hong Kong alla madre Cina nel 1997, che ha indotto molte società multinazionali, nonché tutti i più potenti gruppi bancari ad aprirvi sedi e filiali, così come tutte le più importanti industrie e apparati commerciali di tutto il mondo.

Girando per la città si nota il particolare assetto urbanistico che connubi le differenti caratteristiche architettoniche relative ai differenti gruppi etnici. Gli edifici religiosi, in particolare, annoverano in bella mostra templi buddisti, taoisti, induisti, cristiani in una disinvolta e studiata alternanza, mai competitiva tra loro. I mercati poi, sono uno spettacolo imperdibile, ogni etnia ha i suoi, immediatamente distinguibili dai colori della gente e dai loro copricapi; l’immensa tipologia delle merci esposte, crea fantasmagorie indimenticabili.

Gli alberghi sono, tutti o quasi, grattacieli dai trenta piani in su, e molti di essi sono dotati di ristorante girevole situato all’ultimo piano, da cui si

Gli alberghi sono, tutti o quasi, grattacieli dai trenta piani in su, e molti di essi sono dotati di ristorante girevole situato all’ultimo piano, da cui si possono godere panorami mozzafiato, specialmente sul suo sterminato porto.

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Due ulteriori fonti di ricchezza caratterizzano questo particolarissimo Paese. La prima è legata all’allevamento dei coccodrilli, la cui pelle è diventata oro da quando negli altri Paesi in cui vivono, è stata proibita la caccia e la commercializzazione a causa del pericolo di estinzione. Tutti i grandi pellettieri del mondo si servono qui, anche i nostri Fendi, Gucci, Bulgari. La seconda alle perle. Questo prodotto della conchiglia bivalva denominata pteria vulgaris, anche detta ostrica meleagrina, fa di questa Nazione il primo produttore mondiale. Ce ne sono di tutti i tipi, per tutti i gusti e per tutte le tasche, c’è l’imbarazzo della scelta.

Quando ho visitato questo incredibile e sorprendente Paese sono stato colpito non tanto dalla ricchezza, dal lusso, dagli imponenti edifici, quanto, più di ogni cosa, dalla serenità delle sua popolazione, educata, gioviale e soprattutto sorridente…e ci credo, direte voi, se sono così ricchi!… Anche gli svizzeri lo sono, così i lussemburghesi e i monegaschi, ma non hanno il loro sorriso e, data la loro spocchia, non lo avranno mai!

 

Adriano Zara

 

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