Spannung

Spannung Sento spesso dire ‘il mio amore è una favola’ oppure ‘quando mi innamoro voglio la favola’. Io no, per carità. Bellissimo essere innamorati, certo, ma se guardiamo le favole in narrativa, meglio evitare di avere amori così. Intanto sono sempre contrastati e già lì non mi sta bene. Perché, secondo me, in amore dovrebbe nascere tutto spontaneo, i passi dovrebbero essere graduali e sentiti. Poi c’è la questione della struttura. Ormai il termine tedesco ‘spannung’ viene usato per tutta la letteratura perché rende l’idea. Una volta era impiegato principalmente per la favola. Letteralmente significa tensione, è, infatti, il punto della storia in cui c’è un picco. Per descriverlo ricordo che il mio prof di italiano delle medie ci aveva disegnato una montagnetta, sull’apice era scritto ‘spannung’. La storia inizia e si svolge con particolari intrecci di modo da creare ad un certo punto, solitamente a metà, questo ostacolo. Si tratta di un evento, dell’arrivo di un personaggio, di una mutata situazione o della morte di qualcuno. Dopo questo, tutto si risolve solitamente nel migliore dei casi. Nei romanzi, invece, può capitare che la situazione non si risolva proprio più. Quest’immagine e i conseguenti ragionamenti, mi sono sempre rimasti impressi. Anche perché mi è capitato di riflettere sul fatto che, se dovessi disegnare simbolicamente la maggior parte delle storie, non è che sia proprio una montagna con l’apice a punta. Piuttosto una lieve salita con un momento di tensione così prolungato che la cima sarebbe una bella pianura. Quindi, perché dovrei io sperare che la mia vita sia così? Che magari la mia storia d’amore vada bene, poi per circostanze che seguono un disegno più grande di cui sono a conoscenza, tutto si dissolve? Mah. Io di certo no. Piuttosto delle rose e dei fiorellini preferisco una vita di scoperta continua dell’uno verso l’atro e, anziché la grande montagna, mi accontento di superare i piccoli dossi di ogni giorno. Quando ero più giovane e io e la mia migliore amica – la dentista – ci trovavamo al bar il sabato pomeriggio con una cioccolata fumante davanti in pieno inverno e parlavando delle nostre esperienze saltava sempre fuori qualcosa. Qualche pettegolezzo, certo, ma anche riflessioni di un certo tipo. Lei è sempre stata più fortunata di me, in quanto a ragazzi. Io, invece, ero proprio rimbambita. Lei aveva le sue storie ma sapeva sempre quando stavano per finire. Come facesse per me è un mistero anche oggi. Una volta mi ha detto ‘sento che non va, ci provo ancora un po’ poi basta’. Ecco, lei si che sapeva e sa leggere i segnali. Il mio direttore dice sempre ‘leggi tutto e trovi la risposta’. E’ proprio vero. Più leggo libri, romanzi e saggi e più trovo quello che volevo trovare. Storie d’amore come quelle dei libri, in alcuni casi per fortuna, non esistono. Esiste solo la nostra voglia di vivere il momento e goderci tutto quello che ci può capitare, natura matrigna o benigna che sia.

 

Giulia Castellani

 

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