Spiegazioni

Viviamo in una società dove impera la precarietà. Non solo si fanno lavori temporanei ma si hanno anche amori a tempo, amicizie a scadenza. Si ha la sensazione netta di vivere costantemente su una mattonella traballante sul punto di rompersi. In questo modo ci assale l’ansia, la frenesia di avere punti di riferimento che invece sfuggono. Ci diamo un contegno ma sappiamo tutti di soffrire di solitudine. Le madri sono sole spesso abbandonate dal marito, dai figli egoisti, gli anziani sono soli disgustati da figli assenti. Non ci sono alternative la solitudine ci soffoca, ci stringe, ci toglie il respiro, ci lascia nel vuoto e nel panico. Nella solitudine perdiamo smalto, energia, orgoglio, ci trasciniamo come automi lottando inutilmente.

A esaminare attentamente la situazione ci troviamo quasi sempre a un bivio. Da un lato avremo bisogno di vedere gente, di incontrare amici, di avere nuove prospettive ed orizzonti per riabilitarci, di avere un gruppo, una comitiva per avere solidarietà e appoggio, dall’altra però non vogliamo incontrare nessuno nemmeno conoscenti e amici per un semplice motivo: non vogliamo dare spiegazioni.

Ogni volta un nutrito gruppo di persone, vicini, parenti, amici ci rivolgono domande a bruciapelo, insidiose, ripetitive, ossessive che esigono risposte adeguate.

Ci domandano delle vacanze e magari noi non abbiamo soldi per andarci, di domandano della situazione sentimentale e magari siamo separati, ci domandano dei voti a scuola e magari siamo bocciati. Se diciamo la verità nuda e cruda veniamo bersagliati da ironia e cattiveria. Ogni volta siamo sopresi, ripresi, costretti a dare spiegazioni. Siamo costretti a mentire ogni tanto a fare scelte drastiche. Ogni volta ci assale la desolazione, il desiderio di fuggire lontano su una spiaggia deserta.

Le persone sembrano mettersi d’accordo e mettere sempre il dito nella piaga. Ci fanno ripetere le stesse cose per il gusto di tormentarci.

Spesso ci capita di stare a casa, di prendere un giorno e chi ci vede in giro non torva altro da dire che fare domande sul perché non siamo al lavoro insinuando che ci hanno licenziato e buttato fuori. Se abbiamo un concorso e lo diciamo la gente si affretta a dire che i concorsi sono truccati e noi non saremo mai assunti. In questo modo ci incoraggiano con le loro parole perfide. Allora se vediamo da lontano qualche pettegola di turno per non dover dare troppe spiegazioni ci ecclissiamo, cambiamo strada, marciapiede. Non è colpa nostra se non vogliamo assistere alla solita sfilata di parole annientatrici. Molti per contrastare la solitudine prendono un cane che per lo meno si accontenta e non fa troppe domande. C’è chi stravede per il proprio cane, lo fa divertire, lo porta persino nei saloni di bellezza.

A un tratto ci assale il rimpianto per il passato dove non c’erano tante pretese e la gente era più genuina, più alla mano.

 

Ester Eroli

 

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