Nella nostra mente abbiamo sempre accarezzato l’idea di lavorare con il nostro partener. Nella sicurezza del nostro affetto siamo convinti che la convivenza lavorativa sia dolce e rassicurante. Ci commuove l’idea di una collaborazione unica, squisita, particolare. Fare lo stesso mestiere significa condividere, unire quando ci si ama come il primo giorno. Pensiamo che tutto possa funzionare alla perfezione. Può essere comodo poter contare su una persona di fiducia, autorevole.
Il mondo è disseminato di questi casi, guardando in giro ci sono giornalisti, negozianti, ricercatori. Eppure ci sono segnali chiari che nessuno vuole vedere fingendosi forse cieco. Si paga spesso un prezzo elevato. Ci si rende conto che non sempre funziona. In passato molte di queste esperienze sono state fallimentari.
Per esperienza possiamo dire che gli uomini tendono a dominare, a mostrare la propria influenza, a decidere in modo libero, testardi e insidiosi. In modo squallido riprendono la moglie, assorta nel suo lavoro. La accusano di vestire male, di usare colori sbagliati, se ha le calze smagliate lo fanno notare davanti a tutti. Fanno a brandelli la moglie con risatine e ammiccamenti. La moglie rimane sconsolata, folgorata . In modo antipatico si vantano di essere più bravi di lei. Alla moglie resta una amarezza dentro., un senso di rabbia.
La donna trova sempre dei presupposti per litigare, per reagire. . Le discussioni degenerano. Si litiga in pubblico infastidendo i clienti. Il rapporto si logora, diventa pessimo. Ognuno si lamenta dell’altro. Le donne si sentono trascurate quando il marito fa dei complimenti alle altre. Spesso la donna fa scenate in balia delle proprie debolezze. Il rapporto cambia completamente.
Alla fine uno dei due se ne va intristito e viene rimpiazzato per sistemare il lavoro . Resta la tristezza intrisa di ricordi.
Bisognerebbe trovare una anima delicata per andare d’accordo, una anima poetica, mite, gentile.
Ester Eroli