Terminologia medica

Marella Magris, professore alla università degli studi di Trieste dipartimento di studi legali e linguistici ha scritto molto manuali tra cui il manuale di terminologia edito dalla Hoepli e nel 1992  ha pubblicato la traduzione del linguaggio medico. Nel testo si evidenzia come il linguaggio medico sia astruso e astratto e per molti versi incomprensibile. I medici intrattengono con i pazienti discorsi includenti farciti di termini astratti e i pazienti alla fine sono disperati. Si fa troppa fatica a comprendere. Difficilmente poi i medici cercano di ripetere con parole semplici, si rifiutano di tradurre . Si tratta di un modo forse di mostrare la propria competenza e i pazienti spesso si sforzano di capire senza riuscirci. Il linguaggio medico è altamente specialistico e ogni volta ci vorrebbe  una accurata traduzione. La comunicazione specialistica è volta solo agli addetti ai lavori, in quanto abbonda di terminologia tecnica, di concetti non alla portata di tutti. Per inquadrare i problemi bisognerebbe essere uno specialista esperto. I manuali di medicina non sono divulgativi come quelli di chimica e biologia. Il linguaggio non naturale si avvale di due sottosistemi: il linguaggio teorico-scientifico e quello clinico. I tecnicismi specifici richiedono un fondo di specializzazione. La rigida sintassi usata ha diversi livelli linguistici. La difficile situazione comunicativa riguarda sia le scienze sperimentali che quelle applicate. le costruzioni impersonali del linguaggio non aiutano, come pure la assenza di emotività, la presenza eccessiva di parole di derivazione greca e latina. Ci sono poi i tecnicismi collaterali con connotazioni diverse del termine comune, parole normali che in contesti medici assumono altro valore e significato. il linguaggio medico è caratterizzato dalla vastità del lessico, da un numero notevole di sinonimi e eponimi.

Ogni medico ha un suo linguaggio, che diventa più comprensibile se rivolto ad amici e parenti e conoscenti. Per gli altri si sua una lingua astratta fatta di neologismi, per non scalfire l’orgoglio.  Il paziente di solito ascolta con sguardo turbato, con la mente lontana, amareggiato e immalinconito. Il dottore insiste nel non farsi capire. Ogni paziente ha avuto esperienze analoghe. Il linguaggio semplice è stato bandito, soppresso è naufragato. il dottore sembra che usi intenzionalmente parole distanti dal comune per confondere le idee. le parole spesso vengono pronunciate con aria saccente e presuntuosa, con accento di superbia, parole che alle orecchie dei pazienti suonano insulse, ciarle senza senso che generano scetticismo.

i medici dovrebbero adeguare il linguaggio al tipo di paziente, se è un collega è un conto ma se non lo è la situazione cambia enormemente. Il desiderio della gente è sapere la natura e origine del proprio male per poterlo curare con farmaci e cure appropriate.

 

Ester Eroli

 

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