Udine vista e rivista

ConservatorioRicordo ancora con molto affetto, il mio primo impatto con il capoluogo friulano. Era l’inizio di Settembre del 1979, circa tre anni dopo quindi, il terribile sisma che colpì quei luoghi col devastante risultato che tutti sanno. La città non aveva subito danni rilevanti ma, una ventina di chilometri a nord, le località erano semi distrutte. Tarcento, Osoppo, Venzone, Gemona, tanto per citare le più note, erano, è il caso di dirlo: a terra.

Ero lì, inviato dalla società d’ingegneria da cui allora dipendevo, per mettermi in contatto, su richiesta della Regione autonoma del Friuli, col direttore dei lavori incaricato per la ricostruzione post-terremoto. Ero pronto ad offrigli le nostre tecnologie avanzate per un progetto di riassetto e monitoraggio del territorio regionale specie riguardo ai movimenti franosi e al controllo idrogeologico. Tale ingegnere capo, sebbene mostrasse un po’ di diffidenza nel dover collaborare con un rappresentante della Terronia, mi presentò con cordialità la nutrita equipe tecnica da lui diretta, specificando ruolo e titolo di studio di ognuno. Già da quel primo contatto capii con chi avevo a che fare: gente orgogliosa, professionale, consapevole del proprio ruolo con umiltà e dedizione. Il popolo friulano mi era stato descritto come educato e gentile sì, ma soprattutto chiuso, scorbutico, diffidente e poco incline ai rapporti umani … ebbene, per quanto riguarda quest’ultimi epiteti, per me è stato l’esatto contrario!

I risultati dell’opera di ricostruzione sono davanti agli occhi di tutti: paesi e monumenti perfettamente ricostruiti in breve tempo, senza sprechi, con pochi aiuti esterni e soprattutto senza scandali. Il fiero popolo friulano si è rimboccato le maniche senza piatire, senza piagnistei e, in pochi anni, ha rimesso tutto a posto come prima.

Porta Aquileia

 

 

 

 

 

Porta Aquileia

Ricordo il mio ingresso nel centro della città attraverso la medievale porta Aquileia, per poi trovarmi di fronte al gioiello architettonico del luogo: la Loggia del Lionello in evidente stile gotico veneziano, seguita da l’austera e signorile via del Mercato Vecchio … ma l’emozione più forte fu l’accedere nell’antica piazza San Giacomo, un piazzale composito dai toni rinascimentali semplici ma di elegante e allegra sobrietà, impreziosito da una chiesa settecentesca.

Loggia del Lionello

 

 

 

 

 

 

Loggia del Lionello

 

Piazza San Giacomo

 

 

 

 

 

 

Piazza San Giacomo

Ho avuto altre occasioni di ritornare a Udine, sempre per motivi di lavoro, nell’81, nel ’84 e nel ’88 ed è stato un piacere che ogni volta si è rinnovato, soprattutto per la qualità degli impegni sia di carattere professionale, sia umano. Girare in una città circondata da montagne meravigliose, piena di verde, senza smog, senza traffico, senza file, dove tutto funziona, dove tutto costa il giusto, è sempre stato il mio intimo sogno e mai avrei pensato che un giorno sarebbe stato realizzabile. … E invece nella vita non si sa mai!

Il capoluogo friulano è diventato la mia città d’adozione dal giugno del 2014, e sin dai primi giorni ho potuto constatare che, urbanisticamente parlando, poco o nulla è cambiato dall’ ormai lontano ’88, etnicamente invece, la situazione è assai diversa. Esponenti provenienti dai Balcani, dal Medio Oriente, dall’Africa nera dall’Asia e perfino dal sud America, fanno ormai parte della locale popolazione in pianta stabile. La richiesta di mano d’opera a basso costo per i lavori agricoli e per i servizi assistenziali ne ha favorito l’ingresso e la conseguente crescita demografica.

Via del mercato vecchio

 

 

 

 

 

 

Via del mercato vecchio

Anche la popolazione autoctona però è notevolmente cambiata e in meglio aggiungo. Fino alla fine degli anni ’80 Udine, essendo a pochi passi dalla famigerata cortina di ferro, era il punto cardine della difesa territoriale italiana, pertanto sede ideale per il nostro esercito, che annoverava numerose divisioni delle varie armi. Ma dopo la caduta del muro di Berlino, la successiva disgregazione della Jugoslavia e l’ingresso dell’Austria e della Slovenia nell’Europa, l’importanza strategica di Udine è decaduta e quindi anche molte caserme sono state soppresse e quelle poche rimaste, assai ridotte negli effettivi. Fortunatamente pochi anni prima era nata l’Università, un Ateneo coi fiocchi che dispone di molte facoltà di ottimo livello che, conseguentemente, ha migliorato anche l’offerta e il grado dei vari licei e istituti tecnici. Anche la scuola di musica, elevata al rango di Conservatorio nel 1981 ha richiamato allievi da ogni parte della Regione. Insomma nel giro di pochi anni Udine da città dei militari è diventata la città degli studenti!

Conservatorio1

 

 

 

 

 

Conservatorio

 

Girare per le vie del centro storico della furlan Udin, è assai piacevole non solo per la qualità dell’aria e dell’educazione della gente, ma anche per il sorprendente alto livello dei suoi negozi, specie per una città che conta poco più di centomila abitanti. Gli esercizi commerciali, piccoli o grandi che siano, mostrano merci di ottima qualità, esposte con gusto sobrio ed elegante. Che dire poi dei numerosissimi bar che pullulano per ogni dove, sempre pregni avventori di ogni sesso e condizione sociale, i quali col perenne bicchiere da degustazione in mano, di bianco o rosso che sia, chiacchierano allegramente del più e del meno!

La popolazione indigena ama affermare come in questa città si viva ancora in dimensione umana. Nel mio piccolo amo sottolineare che il vivere in una città di antica tradizione veneta, implementata dalla cultura mitteleuropea, se vogliamo anche di stampo austroungarico, ha fatto sì che i relativi svantaggi derivanti dalla sua piccola dimensione siano di gran lunga superiori agli svantaggi.

I dintorni della capoluogo sono caratterizzati da città di alto interesse storico e artistico: Cividale del Friuli, Gemona, Spilimbergo, Palmanova, Aquileia …. tutte località che vale la pena visitare e che saranno argomento dei miei prossimi articoli.

 

Adriano Zara

 

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