Un cammino da fare

In Italia gli ospedali psichiatrici vennero regolati per la prima volta nel lontano 1904. La gente soleva chiamarli manicomi. All’epoca queste strutture non godevano di ottima salute. Gli stabili adibiti erano pochi, i locali fatiscenti, sporchi e poi dominava il sovraffollamento. Negli anni sessanta avvenne al vera rivoluzione e si cominciò a parlare seriamente della chiusura di questi inutili luoghi di sofferenza. Infatti i pazienti venivano legati, maltrattati, costretti in alcuni casi a subire l’elettroschok. Soprattutto i ricoverati erano malnutriti. Nel 1978 una riforma eliminò molte strutture, pur lasciando spazio al concetto di trattamento sanitario obbligatorio. Negli anni settanta si sentì la necessità di puntare alla riabilitazione della persona affetta da questo tipo di malattia. La chiusura definitiva dei manicomi avvenne nel 1994 durante il governo Berlusconi. In realtà il problema è molto più complesso di come sembra e in Italia molti aspetti sono stati sottovalutati. Si è affrontato l’argomento in modo troppo leggero. La malattia mentale esiste e può essere un serio problema sociale. Eliminando le strutture le cure di questi malati sono affidate alle famiglie che spesso fanno fatica ad andare avanti. Le famiglie non riescono a gestire la persona fuori di testa, che spesso rifiuta le cure. Spesso a tutto questo si aggiunge un disagio economico che impedisce l’acquisto di farmaci adeguati. L’uomo della strada, la gente comune poi è costretta a subire l’assalto di queste persone disabili mentali. Esistono parchi in cui nessuno va più ,nemmeno per una passeggiata, a causa della presenza di qualche disturbato mentale, particolarmente violento. Ci sono persone che sono state assalite, insultate per la strada, spintonate. Anche sugli autobus è possibile imbattersi in queste persone disabili che disturbano e mettono paura. In Italia il cammino da fare è ancora lungo. La questione non può essere archiviata in modo sbrigativo e formale. In certe cose ci vuole impegno da parte del governo e della collettività. Dobbiamo fare qualcosa. Non si può continuare a vedere persone sporche, deliranti, nude girare nelle nostre città. Queste persone vanno curate, custodite, protette ma in luoghi speciali dove possono anche socializzare nei limiti del possibile. Hanno bisogno di attenzione, di rispetto, di riposo, di calore. Le strutture dovrebbero essere all’avanguardia, dotate di tutti i comfort. E’ facile lasciare lo squilibrato mentale per strada o a carico delle famiglie di origine. Responsabilmente bisogna capire che questa malattia va curata in appositi centri e che si deve fare il possibile per rendere piacevole la vita a queste persone sfortunate. Sono esseri umani indifesi che meritano la nostra comprensione.

 

Ester Eroli

 

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