Un collaboratore perfetto

Spesso ci siamo imbattuti nella classica figura del portaborse. Sono per lo più collaboratori, segretari, factotum, fiduciari, assistenti di un potente, di una personalità del mondo politico, culturale, economico. Sono chiamati nel gergo anche galoppini, tirapiedi, scagnozzi. I nomi con cui vengono etichettati sono molti ma non cambia la pasta con cui sono fatti. Sembrano appena usciti da una fabbrica di manichini in serie. Sono tutti uguali. Sono l’ultima ruota del carro, e tali sono considerati dal potente di turno, ma nella loro testa si credono superman. Forti di far parte della stessa corrente politica del loro capo si danno da fare per elargire favori a destra e sinistra. Promettono miracoli e di spianare veramente mari e monti. L’appartenenza politica li rende audaci, superbi, sfrontati. Non conoscono la mitezza e l’umiltà. Per loro tutto è lecito, tutto possibile. Non si fanno scrupoli, non vengono assalti dai rimorsi. Nei confronti del loro datore di lavoro hanno un atteggiamento servile, ossequioso. Il loro servilismo è costruito a tavolino, serve per ottenere avanzamenti di carriera e vantaggi economici. Un portaborse è forte con i deboli, fa la voce grossa con i piccoli e si mostra debole, servile con i forti. Il suo comportamento è ambiguo, meschino. Un esempio per tutti è il film del 1991 di Daniele Luchetti “ Il portaborse” sul tema della corruzione politica, presentato in concorso a Cannes. Questi personaggi sono intriganti, bugiardi, falsi, manipolatori, insignificanti. Sono persone talvolta prive di cultura che si credono onnipotenti. In loro si riscontra non solo mancanza di cultura, ma anche di educazione e rispetto per gli atri. Per ottenere beni materiali venderebbero la madre. Sono arrampicatori sociali che mirano al lusso e alla ricchezza. Pensano solo a vacanze sulla neve, a oggetti preziosi e livelli di carriera. Vengono premiati spesso anche senza avere qualità. Ma c’è un aspetto particolare che caratterizza questi individui. Sono antagonisti e rivali fino alla radice dei capelli e dotati di uno spiccato spirito di emulazione. Imitano tutto del loro capo perché non vogliono essere da meno. Nel loro delirio di onnipotenza mirano a raggiungere alte vette. Si Considerano superiori agli altri e sperano in una carriera facile e fulminea, che di solito ottengono. Riescono a manipolare il loro capo e a spingerlo verso il loro terreno di gioco. Sono adulatori del capo ma vogliono essere adulati come divinità. Il portaborse a un certo punto si monta la testa e vorrebbe addirittura fare il giornalista, l’interprete di alto rango pur non avendo la stoffa e non avendo studiato. Sono convinti di essere i migliori, quelli che meritano di più e per questo commettono errori e scorrettezze. Si lasciano andare tanto sanno di farla franca grazie alla protezione del capo. Se incontrano una persona onesta, colta migliore di loro sono presi dal demone dell’invidia e vorrebbero distruggere questa persona e spesso lo fanno senza batter ciglio. Sono capaci di pettegolezzi, maldicenze. Passano in realtà tutta la vita a cercare di copiare quello che fa la gente nelle alte sfere. Solo pochi di loro sanno che dalle alte sfere possono ricevere solo disprezzo. La corsa affannosa per la rispettabilità e la ricchezza si rivela sterile. I portaborse dovrebbero passare il tempo a migliorarsi e forse sarebbero più considerati.

 

Ester Eroli

 

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