Un rapido sguardo alla scuola

Un rapido sguardo alla scuolaDa Sabato scorso, per me come per migliaia di altri studenti italiani, è cominciato il countdown per gli esami di maturità. Sembra davvero ieri quando cambiai scuola per seguire il corso di Informatica, presso l’ITIS della mia città. Ai tempi speravo che sarebbe stato tutto semplice, cosa che non corrispondeva esattamente alla realtà. Per uno come me, abituato a far nulla da un’altra scuola che non menzionerò, intraprendere un corso così difficile è stato davvero un’impresa. Tuttavia ora che sono alla fine, ora che ho praticamente il diploma in mano e devo solo preoccuparmi di prendere il massimo possibile, tutto sembra piuttosto sfocato. Non ho paura dell’esame, ma ho paura del dopo. Ma di questo parlerò in seguito, prima mi interesserebbe analizzare per un attimo quello che è il percorso di uno studente nel corso della sua vita. Prenderò spunto dalla mia vita scolastica, solo perché ho notato che molti altri studenti la condividono.

Partiamo dal basso, con le scuole elementari. Sostanzialmente questo periodo l’ho vissuto poco serenamente, per via del mio comportamento eccentrico ed euforico. O per meglio dire, per via delle maestre, che interpretarono la mia vitalità come disturbo psicologico. Suggerirono ai miei genitori il ricorso ad uno psicologo e mio padre, di tutta risposta, le invitò gentilmente di andarci loro. Risposta che condivido pienamente. Non ho nulla contro la professione degli psicologi, anzi, meno male che ci sono. Tuttavia, non condivido il ricorrere a tali rimedi nel caso di bambini, che hanno  semplicemente bisogno di essere ascoltati e seguiti. Come tutti, dai bambini ai vecchi. Una scuola elementare poco vicino ai piccoli studenti, insomma.

Passiamo alle medie. Qui ho vissuto un periodo più bello, ero triste quando lasciai la scuola, dopo gli esami di terza. La crescita non mi diede pochi problemi, ma nulla che non si potesse superare. Fu allora che cominciarono a manifestarsi i primi piccoli talenti. Mi piaceva molto lavorare a computer, in informatica avevo distinto. Ah, le vecchie valutazioni. È come ricordare che ai tempi diecimila lire erano i venti euro di oggi. Oltre alle mie piccole eccellenze nell’informatica, mi piaceva moltissimo scrivere, già allora. Infatti, scrissi il mio primo sciocco racconto, capitan André e le sue avventure. Con questo vorrei dire, possibile che nonostante queste avvisaglie, nessuno si sia mai accorto di quello che mi piaceva fare?

Ciò che ottenni fu un pessimo consiglio, da parte di una professoressa di matematica. «Non vai bene in matematica, dovresti fare un alberghiero…». Cosa che, tra l’altro, ho visto che viene detta a qualsiasi povero ragazzino che va male in quella materia. Ho sempre cordialmente odiato i calcoli, senza rimedio.

Anche qui, quindi, una scuola poco vicina allo studente. Tuttavia come dicevo prima, se qualcun altro mi avesse capito ai tempi, forse ora non sarei qui a dare un esame di una materia che non mi piace tanto quanto la letteratura o la scienza. Questa colpa non è da attribuire completamente all’istituzione scolastica, ma questo è un altro discorso. Come ho già detto, la maggior parte delle scelte sbagliate le ho fatte a causa di una scarsa attenzione nei miei confronti. Ma se è accaduto con me, è accaduto con molti altri. Come infatti ho potuto notare discutendo coi miei attuali compagni di classe. Molti di loro, come me, hanno avuto gli stessi professori che hanno consigliato la peggio scuola disponibile, quasi fosse per sport. Perciò, cara Signora Gelmini, se proprio vuole fare bene il suo lavoro, le suggerisco di cominciare dal basso, invece di tagliare i fondi alla scuola e all’università per chissà quale motivo…

Quello che serve è un ministero più attento ai bisogni dei bambini, che sono la risorsa futura della società moderna. Perché se si seguono i bambini, si dovranno seguire meno gli adolescenti e si dovranno seguire meno i ragazzi, che magari non andranno a drogarsi in cerca di comprensione, finendo magari contro il primo palo scambiato per il garage di casa.

Passerei ora al dopo scuola. Qui mi trovo a parlare sul fresco. Le idee non sono molte, purtroppo l’unica grande utopia è quella di lavorare nel mondo letterario, ma si tratta solo di un sogno. E così io come molti altri, cerco di seguire quel sogno che dovevo afferrare a tredici anni. Tuttavia temo che tutti rimarremo quantomeno delusi, a parte pochi. Trovare un lavoro? Con la crisi di oggi pare sia un problema non indifferente. Io provo molta fiducia nel futuro, ma non ne conosco le forme, perciò un minimo di paura la sento anche io.

Una «piccola» denuncia, insomma. Seguire la scuola, specialmente le medie ed elementari, è necessario per garantire non solo la vita serena dei giovani (e degli adulti…) ma anche della società della nostra cara Italia. Con tutti i problemi che abbiamo, una buona parte sarebbe risolta solo se si seguissero con più attenzione i piccoli scoprendo e curando i loro talenti. Bimbi che nella loro semplicità ci insegnano, ieri come oggi, che la vita va affrontata con un sorriso.

 

Andrea Lanodi

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.