Una strana tendenza

Tutti sappiamo che gli invidiosi per natura considerano il bene degli altri un male proprio e per questo gioiscono nell’intimo delle altrui disfatte. Il fallimento di una persona viene vissuto da loro come un trionfo. Il successo di una persona amica viene vissuto male. L’invidioso guarda torvo e si lamenta della propria condizione di inferiorità. In altre parole vorrebbe distruggere, annientare gli amici di successo. Apparentemente si rallegra ma nel profondo il successo degli altri è fonte di disappunto, di dolore. L’invidioso è pronto a ridere di scherno di fronte all’insuccesso della persona oggetto della sua invidia. Negli ultimi tempi si registra una nuova e strana tendenza. Se una persona rimane bloccata con l’auto sulla autostrada per un guasto tecnico non vedrà persone fermarsi ad aiutare ma vedrà persone ridere di gusto davanti alla scena. Lo stesso dicasi quando uno zoppo attraversa la strada, nessuno è disponibile ad aiutare ma si sogghigna per la sua camminata strana. A ridere sono soprattutto giovani adolescenti e le donne, sia giovani che mature. Se una donna appariscente richiama l’attenzione su di sé perché magari non è più giovanissima a ridere sono soprattutto i ragazzi. Se una persona si reca in un ristorante e magari si sporca il vestito con il cibo o una bevanda, cosa che può capire a tutti i comuni mortali, spesso vede persone ridere ironiche. In altre parole si tende a ridere, a sorridere beati di fronte alle altrui disgrazie, grandi o piccole. Se una persona subisce il furto di una macchina può vedere gente ridere di compassione. Nel bel mezzo di una disgrazia vedere gli altri contenti dell’accaduto, ballare dalla gioia non è per niente piacevole. In momenti difficili ci si aspetta comprensione magari silenzio ma non ironia. In fondo il male può capitare a chiunque nessuno è immune. Eppure si ride del compagno di scuola rimproverato, che ha preso un brutto voto, del collega ghettizzato e caduto in disgrazia, del parente che ha perduto tutto al gioco, della governante straniera che non sa pronunciare bene alcune parole della nostra lingua. Ci mettiamo sul piedistallo, sul pulpito e giudichiamo, condannando, criticando aspramente. Invece tutti siamo sotto lo stesso cielo, respiriamo la stessa aria e siamo soggetti allo stesso tipo di difficoltà. Spesso si ride anche davanti a una malattia. Ci si comporta in modo malvagio persino davanti a un serio problema di salute. Quello che disgusta è il fatto che sono soprattutto certi tipi di donna a ridere, a schernire. Le donne dovrebbero essere più comprensive, proprio per la loro vocazione materna. L’invidia quindi serpeggia nella nostra società, si insinua in modo subdolo negli animi generando mostri dall’apparenza benevola. Nessuno immagina che l’amico migliore sia felice dei propri disastri. In realtà prima o poi tutti siamo colpiti dagli stessi mali e ridere degli altri non giova perché allora dovremo ridere anche di noi stessi, perché noi, in fin dei conti, non siamo nessuno.

 

Ester Eroli

 

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