Un’antica tradizione, Pugnaloni

All’estremo nord del Lazio, quasi al confine con la Toscana, si trova il borgo di Acquapendente che deve il suo nome a una serie di cascatelle che raggiungono poi il fiume Paglia. Ogni anno la terza domenica di maggio si rinnova una antica tradizione, quella dei Pugnaloni. La festa dei pugnaloni, oltre a essere una straordinaria fiera, è una rievocazione storica. Infatti il corteo storico in costume diventa la principale attrazione turistica. Tutto risale agli anni intorno al mille dopo Cristo quando due contadini videro fiorire all’improvviso un ciliegio ormai secco e pensarono a un miracolo di buon auspicio. Spinta infatti da questo presagio, la popolazione insorse, armata di pungoli e attrezzi ( da qui il termine pugnaloni) della terra contro il dominio di Federico Barbarossa. Il popolo riuscì a scacciare il sovrano. Per festeggiare la libertà ritrovata e per ringraziare la Madonna, si realizzò una sfilata di persone armate di pungoli ornati di fiori. I pungoli, per lo più ornati di ginestre, erano portati in processione. Successivamente per rievocare quanto accaduto nel passato si pensò di fare una processione di soli pungoli. Attualmente si assiste alla sfilata di pugnaloni, che non sono più pungoli ornati di fiori, ma mosaici abbastanza grandi creati su pannelli di legno e composti da foglie e fiori di vari colori. I fiori sono incollati e le composizioni devono trattare temi sacri e rappresentare figure religiose. Vengono usate le ginestre, che abbondano nella provincia di Viterbo, gli iris, le rose, i ranuncoli, le calle, i lillà ecc. I pugnaloni, che prendono spesso il nome della contrada, vengono esposti sul sacrato della basilica del santo Sepolcro, che custodisce una pietra macchiata del sangue di Cristo nella cripta romanica, e poi portati in solenne processione. Alla fine della processione viene premiato quello più rappresentativo sulla piazza del municipio. Acquapendente appare molto legata alla trazione religiosa per vari motivi. Innanzitutto il suo nucleo originario si sviluppò proprio intorno alla pieve di Santa Vittoria, poi fece parte del patrimonio di San Pietro e della diocesi di orvieto e soprattutto si trova sulla linea della famosa via Francigena quella via che, se percorsa, porta i pellegrini fino a Santiago di Compostela. La festa dei pugnaloni ci colpisce per i suoi eventi pieni di folklore, per le sue sfilate medievali, per i suoi cortei ma soprattutto ci fa pensare a tutte quelle feste di mezzomaggio che si facevano e si fanno tuttora per festeggiare l’arrivo della bella stagione. Angelo Poliziano, celebre poeta del 400, descrive spesso queste feste dedicate alla primavera e all’amore, alla gioventù. In passato in occasione della primavera si facevano molte feste corali accompagnate da mascherate, danze, brindisi e fiori. Per il paese era un’occasione per stare insieme e per godere dei frutti della terra, che a primavera abbondano copiosi. I fiori fanno da padroni e non è un caso che la madonna di Acquapendente è detta Madonna del fiore.

 

Ester Eroli

 

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