Veletta

Alla fine dell’ottocento e agli inizi del novecento si usava un elegante copricapo per le donne, un accessorio dell’abbigliamento femminile molto in voga. Era un piccolo velo di tessuto leggero e trasparente o a rete, sottile che avvolgeva i cappellini da donna e che poteva scendere sul volto. Con esso si facevano acconciature tipiche. I cappellini erano di solito quelli a cupola bassa più adatti. Il termine viene dallo spagnolo nel senso di piccola vela nel suo significato originario. Il velo poteva essere punteggiato di velluto e brillantini e fissato con uno spillone anche d’oro e pietre preziose. Era in uso anche per le spose e faceva parte del loro corredo. Portare il cappello in passato era quasi un obbligo e in segno di rispetto gli uomini si levavano il cappello e salutavano. I capelli inoltre difendevano dal freddo e dal caldo a seconda del tessuto con cui era composto il cappello. Per un uomo il cappello era un accessorio importante e sinonimo di eleganza. Le signore eleganti lo portavano nero in segno di lutto quando occorreva. La moda della veletta è scomparsa dopo il secondo conflitto mondiale. Non si vedono più in giro donne velate. Ormai abbiamo preso l’abitudine malsana di non proteggerci la testa e chi indossa cappellini viene guardato torvo. Chi porta il cappello classico fra gli uomini è giudicato antiquato, formale, ridicolo. La sua eleganza appare artificiosa. Chi indossa un cappello classico viene guardato con sospetto, respinto di accettano solo cappelli di lana, berretti in stile americano. Facciamo fatica a interrompere l’abitudine che ci porta ad andare in giro a capo scoperto.


Eppure un tempo le donne che portavano la veletta erano guardate con ammirazione, la loro espressione dolce, il loro sguardo obbliquo e malinconico riscuotevano successo. Con la veletta una donna poteva giocare con gli sguardi e apparire più seducente e misteriosa. Il vago sorriso che traspariva sotto la veletta destava curiosità, era sinonimo di carattere, di personalità, di sensibilità, risvegliava i sensi e accendeva il desiderio più  delle gambe mostrate apertamente ai nostri giorni. Il riflesso della luce negli occhi era un richiamo aa cui non si poteva resistere. Ora le gambe mostrate, i seni al vento non fanno più effetto, tutto è troppo esplicito, troppo scontato, troppo banale. Stancano le gambe al vento, non lasciano spazio alla fantasia, al mistero. L’effetto della veletta era diverso, più intenso, più conturbante, più eccitante. Per l’uomo importuno e cacciatore la veletta era un richiamo forte, irresistibile.

Nel nord europa sta tornando di moda, specie in alcuni locali eleganti, dove portare il cappello non è un dramma.

 

Ester Eroli

 

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