Vittorio Roidi

Vittorio Roidi romano si è laureato in legge. Giornalista, radiocronista, redattore capo ha esordito come cronista del giornale Messaggero. Ha scritto molti testi di vitale importanza come Roma come è,

Nel saggio Coltelli di carta indaga ad ampio raggio sul concetto abusato di libertà di stampa. Molti cronisti si sentono come crociati come unici depositari della verità e per questo diffondono notizie avute di seconda mano con imperizia, fretta, superficialità. Gli argomenti scottanti vengono trascurati, trattati in modo maldestro. La notizia viene usata come arma impropria. Il diritto di cronaca spinge ad entrare in modo maleducato nella vita privata delle persone. Fatti ci cronaca vengono sbattuti in prima pagina con titoli scomodi. Il giornalista spesso tende a colpevolizzare. Roidi riporta l’esempio di quel padre accusato di aver abusato della figlia e poi scagionato. Intanto di lui si era fabbricata l’immagine di un mostro difficile da cancellare. Molti fatti di cronaca raccontati male procurano ferite profonde ai cittadini e danni di immagine. Molti giornalisti per incapacità, falsità, ambizione si lasciano andare a commenti poco lusinghieri su un fatto accaduto. Fanno delle riflessioni che intaccano la credibilità della gente coinvolta. Per difendersi i giornalisti adducono il diritto di cronaca, portano avanti alibi fasulli, ipocrisie. Molte persone pubbliche sono state fatte a pezzi come Tortora e Luttazzi. I giornalisti si sono mostrati come sceriffi, si sono sostituiti ai magistrati. I loro macabri commenti spesso risuonano nelle nostre orecchie. I segreti di una famiglia vengono spifferati senza fare alcuna investigazione preliminare. I sospetti diventano con il tempo calunnie. La vita privata di cittadini comuni, re, capi di stato viene passata al setaccio con crudezza. I giudizi espressi dai giornalisti spesso sono lapidari, duri. Molti dipendono dalla condizione sociale del soggetto in questione. Il giornalista adotta secondo Roidi pesi e misure diverse a seconda della condizione sociale. I vip si salvano sempre dallo scempio.

Le calunnie, le accuse di giornalisti caparbi genera una giungla di denunce e sentenze. I sacerdoti della notizia spesso non analizzano la attendibilità delle fonti. Abituati alla visioni di morte si mostrano cinici e frugano nella vita privata, si buttano sull’osso come belve affamate. Speculano sul dolore degli altri come il caso del bambino di Vermicino finito in un pozzo. Fanno foto di cadaveri e li mostrano in prima pagina con tutta la crudezza del caso. Foto impietose compaiono su riviste e settimanali che arrivano alla esagerazione. I vip vengono colti nella intimità. Pettegolezzi di poco conto vengono resi pubblici con disinvoltura. Vengono riportati dati errati delle persone coinvolte.

Molti giornalisti poi si lasciano irretire da partiti e forze economiche facendo il loro gioco.

Il caso più clamoroso è quello di un giornalista che giunto in redazione si lamentava che non c’erano sufficienti notizie macabre e spettacolari da divulgare. In fondo è facile fare soldi sulla pelle della gente inerme.

 

Ester Eroli

 

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