Spesso vi è la difficoltà nel valutare la fonte precisa del rischio che conduce al danno diretto sulla salute psicologica del lavoratore. I fattori di rischio psicosociale sono inerenti la progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, del contesto ambientale e sociale che possono potenzialmente procurare danni di natura fisica o psicologica. I fattori psicosociali possono essere chiamati anche fattori relazionali e si suddividono in:
– Relazioni tra la persona e l’attività lavorativa;
– Relazioni tra persone all’interno del luogo di lavoro.
A differenza degli agenti fisici o chimici in cui è possibile operare con la logica del nesso causale diretto, per i fattori di rischio psicosociale occorre l’adozione di una metodologia che contestualizzi i rischi stessi
Riguardo il miglioramento delle condizioni lavorative i governi devono continuare a investire sulla sicurezza lavorativa come dichiarato dal Ministro del Welfare, Sacconi, alla commissione di inchiesta sulle morti bianche. Per quanto riguarda le aziende, esse possono puntare sull’acquisto di strumenti che favoriscano il perseguimento della sicurezza. Esempio di sito internet al quale rivolgersi è Mercateo. Puntando al benessere del lavoratore nel suo contesto si può ottenere una maggior motivazione con risvolti positivi sull’organizzazione e sulla società. Spesso sussistono realtà poco sensibili al risvolto psicologico del lavoratore e ciò si denota soprattutto in aziende con elevati indici di turnover e assenteismo.
Il ritmo di lavoro è uno degli elementi che maggiormente incide sullo stress e sono state delineate diverse cause fra cui la flessibilità lavorativa. La ricerca psicosociale ha evidenziato maggiori effetti negativi se il lavoro flessibile non è stato scelto dall’individuo rispetto a se la scelta è stata effettuata dal lavoratore.