Una formazione all’indietro

Una formazione all’indietroIn passato, specie nei secoli scorsi, studiavano solo i figli di gente ricca e benestante. I figli dei notai di solito esercitavano la professione paterna. Molte professioni si tramandavano di padre in figlio come quella di medico, farmacista, musicista, giudice e avvocato. Dal padre si poteva indovinare il mestiere dei figli. Chi aveva una bottega, un negozio ci rimetteva i figli che dovevano dire addio al sogno di diventare cantante di grido o insegnante di matematica. Per anni il destino dei figli è stato stabilito in anticipo. I sogni, le ambizioni, le inclinazioni quasi sempre sono state tenute sotto chiave. I padri autoritari e severi, ricchi e potenti non tolleravano una figlia ballerina, un figlio pittore. Chi voleva studiare ed era ricco poteva concedersi questo lusso e muoversi liberamente, sicuro di trovare poi un’occupazione. Non occorreva destrezza solo conoscenze altolocate. Per la gente del popolo che desiderava frequentare le università c’era poco sbocco, per mancanza di risorse economiche e di appoggi. Le facoltà per gli operai erano inaccessibili, salvo trovare un protettore disposto a pagare gli studi. Molti appassionati fingevano di farsi prete e finiti gli studi abbandonavano il seminario con disappunto dei genitori. Lo studio era un vezzo, un lusso delle classi elevate. Le donne invece anche benestanti studiavano poco, sottostavano al marito e ne seguivano le sorti. Erano tollerati matrimoni di convenienza. Le donne erano creature inferiori incapaci di intuizioni. I figli maschi erano quelli più colti e raffinati che si perdevano anche dietro ozi letterari. Il figlio ereditava sempre il ruolo del padre e diveniva il legittimo amministratore delle sostanze di famiglia. La scuola era una rigida palestra dove spesso si instaurava la paura e il terrore. Poi questo sistema odioso, degno di disprezzo, è stato lentamente superato. Giovani borghesi, figli di operai hanno cominciato a seguire le lezioni universitarie con grande disappunto delle classi colte. Poi si è materializzata la possibilità per le donne di seguire corsi universitari. Le ragazze hanno saputo svolgere bene il loro compito e si sono rivelate più all’altezza dei colleghi maschi. Abbiamo visto ragazze essere orgogliose di studiare. Poi la situazione è precipitata. Gli atenei erano divenuti solo bancomat di pezzi di carta. Le folle oceaniche che frequentavano l’università non erano sempre mosse da intenti culturali. Le facoltà erano bivacco per parassiti, parcheggi di fannulloni e nullafacenti che si mettevano la maschera di studenti modello. Ora stiamo tornando indietro drasticamente. Sono diminuite le iscrizioni, a studiare sono i figli di papà come un tempo, quelli che possono pagare tutto senza batter ciglio. Il progresso è solo un regresso. Ci siamo illusi di raggiungere le classi elevate ma loro sono sempre sul podio mentre noi arranchiamo sulla faticosa strada in cerca di consensi. Dopo la rivoluzione culturale tornare al punto di partenza è doloroso. Forse siamo davanti ai corsi e ricorsi storici di Vico. Peccato che in questo ricorso a fare le spese è sempre la povera gente che ha visto ancora una volta morire i suoi sogni di riscatto.

 

Ester Eroli

 

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