15 novembre 2000 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareMi chiedi come mai studiai questa materia la storia delle religioni. Lo feci per approfondire questo argomento. Non avevo tante cose da fare e passavo il tempo a ricercare. Studiando le religioni avevo notato che fra loro c’era stato un gioco di influssi. Lo stesso cristianesimo aveva preso spunto dall’ebraismo, dal platonismo, persino dal paganesimo e da altre fonti. La stessa data del venticinque dicembre era falsa, perché era l’antica festa pagana del sole, con ogni probabilità Cristo non era nato a Dicembre, gli studiosi dicevano a marzo. Avevo bisogno di prove concrete e pregavo Dio di inviarle. Cominciai ad avere delle prove che mi sconvolsero. Facevo sogni premonitori, avevo premonizioni e visioni, vedevo angeli e santi. Spaventata pensai giustamente di essere diventata pazza. Feci tutti gli accertamenti medici possibili e immaginabili e risultai sana come un pesce. Allora capii che forse qualcosa c’era ma la mia mente era troppo limitata per abbracciare il tutto. Forse la vita non finiva con la morte. Mi sforzavo di immaginare il paradiso e lo vedevo pieno di fiori profumati e piante, di anime luminose vestite di bianco, di santi con aureole splendenti, di laghetti, di musiche celesti, ecc. Forse era solo un sogno della mia mente. L’angoscia continuava a prendermi quando vedevo il corpo nella bara, mi sentivo chiudere la gola, mi prendeva un senso di nausea. Pensavo al disfacimento del corpo, alla putredine e mi chiedevo il perché. Non capivo la funzione della morte, forse era una purificazione per l’anima. Non mi rassegnavo alla perdita delle persone care. Gli anni mi scivolavano addosso, sentivo col tempo il peso degli anni. Quando tornavo al passato mi tornavano alla mente solo ricordi dolorosi. Mi sembrava di aver sprecato il tempo in questioni oziose. Avevo la sensazione di non aver vissuto pienamente, ma di essere stata passiva, sempre in attesa di un evento liberatorio. Ero colta da rimpianti e nostalgie. Il mio passato era colmo di negatività. Rimpiangevo piccole cose che ora non potevo più avere perché ero cresciuta. Nell’infanzia non vedevo l’ora di crescere, speravo di ottenere l’indipendenza, ma già nella piena giovinezza volevo tornare innocente e bambina. Volevo tornare a credere a Babbo Natale, alle favole, le favole del mondo moderno mi sembravano atroci racconti. La mia gioventù stava trascorrendo scialba, senza divertimenti, senza amici, senza distrazioni. Con il passare degli anni la società era diventata più edonista, più superficiale e il mio difetto era sempre più guardato torvo. Per la strada la gente si girava, mi additava. Le donne erano più perfide e curiose e si lasciavano andare a commenti. Avevo spesso delle fobie, lavoravo con la fantasia e vedevo gente che mi derideva anche se non era vero. Ero complessata, esaurita. Mia madre temeva per la mia salute. Cercava di farmi divagare. Io uscivo ma ovunque portavo i miei pensieri ossessivi. Per dormire alcune volte ricorrevo a gocce note come psicofarmaci. La mia vita proseguiva piatta e monotona, senza colpi di scena, senza novità. Sentivo la stessa musica, vedevo le stesse persone, mi telefonavano le stesse amiche, componevo poesie, leggevo testi, davo ripetizioni, dipingevo, collezionavo. Avevo ogni tanto crisi esistenziali. Alternavo momenti di euforia a momenti di depressione, quando qualcosa andava male, dove vedevo tutto nero. Mia madre era sempre premurosa, attenta, disponibile. Si era annullata, viveva per me non per lei. Era diventata obesa e il suo cuore cominciò a vacillare. Dalla ricerche mediche venne fuori un verdetto inquietante: era cardioepatica. Venne sottoposta a molte cure che giovarono poco. Lei non reagiva alle cure, si lasciava andare. I medici erano preoccupati. I duri colpi della vita avevano minato un organo delicato: il cuore. Io ingoiavo altri bocconi amari. Anche il mio cuore cominciò a trepidare. Soffriva di crisi cardiache e il medico la invitata a dimagrire. Lei non riusciva a dimagrire, il nervoso la faceva essere gonfia. Le varie analisi evidenziarono purtroppo anche problemi alle coronarie. Non poteva fare le scale, avere paure. Doveva condurre una vita tranquilla. La situazione degenerò quando le diagnosticarono un tumore al fegato. La chemioterapia avrebbe distrutto il cuore. Il suo quadro clinico era complicato. Vissi i giorni più tremendi della mia vita. Le prove non erano finite.

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