La disposofobia è un disagio psichico che riguarda propriamente i meccanismi neurologici. Ai nostri giorni molti ne sono affetti specie negli Stati Uniti dove sono state fatte ricerche e anche programmi televisivi su tale materia.
Si tratta della voglia da parte di un soggetto di accumulo di oggetti e cose spesso inutili, una specie di accaparramento compulsivo.
Si sente il bisogno ossessivo di comprare beni o semplicemente di impossessarsene. Il soggetto infatti può arrivare a rubare e a essere cleptomane e a non ridare gli oggetti presi in prestito. Di solito vive sepolto a casa tra le cose nel disordine con la paura di buttare, di disfarsi delle cose come dice la parola che designa la patologia. Gli oggetti accumulati sono ingombranti, di scarso valore. Con questo problema si vengono a creare problemi di sicurezza, ci sono infatti pericoli per l’igiene, per gli incendi. Senza contare le lesioni personali, molti nella ricerca di un oggetto sono caduti. Di solito il soggetto affetto è convinto di avere a che fare con oggetti di valore e agli altri dice che sono preziosi mentendo. Esibisce le collezioni e le considera ricordi personali. Di solito è un perfezionista alla costante ricerca di un contatto visivo con gli oggetti. Per colpa di questa sua fobia entra in contrasto con i familiari. Provano piacere i soggetti malati nelle collezioni. Cedono i loro averi solo quando sono rassicurati della loro conservazione.
La psicologia ha fatto passi da gigante nel fare l’identikit del soggetto. Sono persone depresse, che hanno ossessioni, che amano il disordine e paura di sbagliare, che hanno un linguaggio forbito. Sono del tutto incapaci di pianificare la loro vita e le loro attività.
Secondo la psicologia alla base ci sono dei traumi come l’esclusione per un problema fisico o l’assenza di affetto e calore durante l’infanzia.
Ester Eroli