Costruire senza criterio

A Roma, nel quartiere Trieste, esiste una zona urbana che parte da piazza Buenos Aires fino a comprendere la stessa via Tagliamento, famosa per la presenza del locale Piper. Il nucleo centrale del quartiere è piazza Mincio con la fontana delle rane realizzata nel 1924. Il quartiere da sempre è stato chiamato, ed è conosciuto dai romani come Coppedè, dal nome dell’architetto che lo ha progettato e realizzato. Gino Coppedè realizzò il piano urbanistico nel 1915 ma non riuscì a finirlo e venne ultimato successivamente. Il quartiere doveva essere un omaggio alla Roma antica e imperiale, infatti i materiali usati sono tutti quelli che usavano i romani nelle loro tecniche costruttive come: travertino, ferro battuto, laterizi, marmo, vetro, terracotta, legno ecc. Quasi tutti i palazzi, i villini, le palazzine, gli edifici di pregio sono decorati anche con mosaici , gli stessi balconi presentano decorazioni geometriche. Alcuni villini hanno anche delle torrette e decorazioni con putti, angeli ecc. In questo luogo così classico e elegante sono stati girati molti film. Questo è un esempio di costruzione fatta con criterio. In Italia la speculazione edilizia, specie nel passato, ha prodotto un vero e proprio scempio. Sul litorale romano è possibile vedere su una stessa via palazzi altissimi e palazzine basse, di tipo residenziale. Non sono stati rispettati i parametri urbanistici né i criteri estetici. Si è costruito alla rinfusa, senza logica, in zone anche proibitive. Si sono realizzate case troppo vicino alla spiaggia, o in prossimità di fiumi e torrenti anche pericolosi. Le stesse case popolari sono state fatte in prossimità di aree archeologiche importanti e sono state fatte con materiali rozzi e poveri antiestetici. Interi quartieri non si presentano in modo uniforme, ma come una accozzagli di stili e colori diversi. Lo sguardo percepisce una totale disarmonia generale. Molti palazzi sono stati costruiti molto vicino ad altri, creando problemi alle finestre e ai balconi che risultano essere troppo attaccati. Nelle zone di montagne si sono costruite case non adatte all’ambiente montano. In aree sismiche non si sono fatte costruzione ad hoc. Le nostre città soffrono enormemente per queste costruzioni orribili, eppure i nostri antenati ci hanno lasciato un discreto patrimonio immobiliare. La domanda a questo punto sorge spontanea : quali architetture lasceremo ai posteri?

 

Ester Eroli

 

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