I predicatori

San Domenico di Guzman, il santo predicatoreA Milano nella famosa pinacoteca di Brera troviamo un quadro di Gentile da Fabriano dedicato a san Domenico di Guzman, ma anche altri artisti nel corso dei secoli hanno omaggiato il santo predicatore da El Greco a Paolo Uccello, il cui quadro ispirato al santo si trova nel duomo della città toscana di Prato. La leggenda vuole che la madre in attesa del figlio sognò di portare in seno un cagnolino che incendiò il mondo con una fiaccola che teneva in bocca. Il fondatore dell’ordine dei frati predicatori era nato in una famiglia ricca e fu educato, secondo la tradizione del tempo, tra le mura domestiche dallo zio materno e da un arciprete. Studiò teologia per ben dieci anni. Divenuto adulto e sacerdote, dopo anni di vita contemplativa, si dedicò alla cura degli altri, dei miseri, dei poveri e vendette una sua preziosa raccolta di pergamene per dare i soldi agli indigenti. A soli 24 anni entrò fra i canonici regolari e si dedicò a missioni religiose diplomatiche in Danimarca. Per dieci anni fece il missionario in Linguadoca in Francia dove vi erano focolai di eresia. Riuscì a convertire molti eretici con predicazioni, preghiere, trattative, penitenze, dibattiti, convegni. Divenne un predicatore dedito alla povertà e umiltà. Fondò una specie di cenacolo di donne dal rigoroso stile di vita. A Tolosa ebbe la visione della Vergine Maria che le donò il rosario. La sua predicazione continuò in Spagna e in Italia. A Roma chiese al papa di fondare un nuovo ordine con la regola di sant’Agostino. Il nuovo ordine prese il nome di domini canes, e imponeva lo studio, la povertà, le elemosine, la vita in comune, le missioni, la predicazione nelle città.  A Bologna fondò l’ordine dei predicatori, che rifiutava le donazioni per vivere di elemosina, di penitenza. Nelle sue missioni prediligeva le sedi universitarie per dialogare con gli uomini di cultura del tempo. Voleva che il cristianesimo fosse una fonte di cultura. Fu lui che diffuse e definì la pratica del rosario. San Domenico morì nel convento di Bologna l’8 Agosto, giorno a lui dedicato,  circondato dai suoi frati. Fu proclamato santo da Gregorio IX a Rieti nella chiesa dell’Assunta. Il suo corpo riposa a Bologna nella basilica di San Domenico. A Roma nell’Aventino nella chiesa di Santa Sabina si trova la pianta di arancio dolce che il predicatore riportò dalla sua missione spagnola. Viene sovente raffigurato con la tonsura, il cane, la torcia, la candela, il ciglio e la veste rigorosamente bianca.

 

Ester Eroli

 

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