Il fascino della fine

Uno dei testi simbolo del decadentismo è la poesia “Languore” di Paul Verlaine in cui si afferma: sono l’impero alla fine della decadenza che guarda passare i grandi barbari bianchi. Nel periodo del tardo impero infatti si assiste all’invasione dei barbari, popolazioni forti, bellicose, guerriere, intraprendenti. I romani dal canto loro, incapaci di combattere i pericoli, si abbandonavano al piacere, al lusso, all’eccesso. Cercavano evasione nel divertimento e nel sogno, nel ripiegamento in se stessi, finendo per rinunciare all’azione vera e propria. Il senso di dissolvenza, di abbandono a un tedio languore si percepiva nell’aria. Anche all’epoca di Verlaine esisteva un’incapacità di fondo ad avere un rapporto fiducioso con la realtà. La scienza e il progresso avevano fornito false certezze. Il mondo privato dei valori appariva arido. Il vuoto interiore portava solo a una mancanza di voglia di vivere e di fare storia. Ci si lasciava andare ad eccessi per stordirsi, ma anche il godimento racchiudeva impulsi di morte. Si poteva anche piangere ma con gli occhi asciutti e il cuore freddo. Anche la poesia in un’epoca del genere diventa sterile virtuosismo.  Il senso della fine racchiude quel languore che ha il suo fascino. Ai nostri giorni sembra che la storia si ripeta. Da un lato la crisi economica che attanaglia e dall’altro lo spreco di denaro pubblico, lo scempio, lo scialo di risorse. La gente continua a godersi la vita in modo sregolato senza pensare al domani.  Folle di giovani ubriachi escono dalle discoteche, dai rave party, si lasciano andare a gare di velocità sulle strade. Anziani vanno a ballare nei centri anziani incuranti di tutto, come niente fosse. Nessuno pensa seriamente a risparmiare, a intervenire.  Tutti si lasciano andare alla deriva, trascinare dal corrente inseguendo solo il divertimento e il successo. I politici dal conto loro non sono da meno. Organizzano party, incontri, convegni sperperando denaro come se tutto fosse normale.  Anche l’impero romano non ha tenuto conto degli scricchiolii del suo potere e alla fine è crollato lasciando solo macerie.

 

Ester Eroli

 

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