Il naufragio della concentrazione

Il naufragio della Costa Crociera Concordia è sotto gli occhi di tutti, riempie le pagine dei giornali. In questi giorni non si parla d’altro. Una nave da turismo modello, con tutti i comfort che naufraga miseramente poco dopo la partenza nei pressi dell’isola del Giglio. Una tragedia per certi versi piena di punti oscuri, di enigmi. Molte cose si sono dette e si continuano a dire nei telegiornali, sui quotidiani. In televisione sono frequenti i dibattiti, le discussioni anche con autorevoli personaggi allo scopo di trovare soluzioni, responsabilità. Sotto gli occhi di tutti ci sono naturalmente i morti, i dispersi, la disperazione di chi ha perso un familiare. Allora ci si accanisce alla ricerca di un perché. Si avanzano varie ipotesi, si giunge a fare conclusioni azzardate. Forse invece la colpa non è di nessuno in particolare o di tutti. Potrebbe invece essere semplicemente successo che il comandante della nave, esperto, abbia avuto un calo di concentrazione dovuto alla eccessiva sicurezza. Può capitare di sentirsi talmente padroni della situazione per l’esperienza acquisita che si affronta tutto come si avessero le ali ai piedi. Si affronta il lavoro con spregiudicatezza, con la padronanza di chi ormai conosce tutti i segreti, tutte le problematiche. L’eccessiva sicurezza può provocare delle sviste. Succede al tassista che corre troppo veloce nella propria corsia, alla massaia che fa velocemente un dolce dimenticando alcuni ingredienti, convinta di averli messi tutti, al pilota d’areo che fa una manovra azzardata. L’eccessiva sicurezza porta a osare oltre il limite del lecito e del consentito.  Questo fenomeno accade soprattutto alle persone che svolgono un’attività lavorativa per anni consecutivi e la svolgono in modo brillante, impeccabile.

 

Ester Eroli

 

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