Negare la vita

Negare la vitaSpesso stiamo ad osservare senza intervenire quello che accade intorno a noi. La nostra voce di protesta è ormai affievolita, siamo intorpiditi, il silenzio ci avvolge. Continuiamo ad agire rettamente, senza più voglia di replicare. Dimentichiamo ansie e frustrazioni e senza esitazione proseguiamo per la nostra strada. Nella assoluta oscurità della realtà non vediamo i fantasmi che pure si agitano davanti a noi. Troppe verità assediano il quotidiano: donne deboli maltrattate, abbandonate dal padre, dai compagni, impaurite, accoltellate, affronti,  stupri, violenze, stranezze, mancanza di carità, di sentimento, casi di pedofilia,   di incesto. Tutta una serie di lordure indecenti stanno sotto i nostri occhi. La voglia di fare figli sembra passata di colpo. Le coppie senza figli sono numerose, il loro rifiuto ha delle attenuanti. La paura ha il sopravvento. Ogni giorno verifichiamo il calo della popolazione italiana. Gli italiani non brillano nel panorama internazionale per il tasso di natalità, che è il più basso d’Europa. Incuriositi ci guardiamo intorno e vediamo molti bimbi, tutti stranieri. Gli stranieri girano per le nostre strade apertamente con loro bambini. Gli stranieri che ospitiamo nella nostra terra sono prolifici. In futuro avremo sicuramente, se continuiamo di questo passo, una classe dirigente composta da stranieri. Siamo rassegnati, accettiamo passivamente, incapaci di reagire, a vedere la fine di un’epoca. Inevitabilmente dovremo fare i conti con un passato diverso. Il nostro passato non era contro la vita. Ora si impedisce la nascita di nuove generazioni soprattutto per paura, per paura di sbagliare, dei cambiamenti, di invecchiare, di perdere, di decidere. Gli uomini maturi si limitano a fare un unico figlio, presi dalla carriera, che guidano come fratelli maggiori e tengono al guinzaglio. I desideri degli adulti sono divenuti i desideri dei bambini. Abbiamo negato la vita anche per un altro motivo. Ai nostri figli volevamo dare il massimo, loro dovevano indossare gli occhiali Ferrè, gli abiti di Valentino, loro dovevano frequentare l’università, le palestre più prestigiose, fare i viaggi che noi non abbiamo fatto. Non abbiamo fatto nascere più figli perché per certi tenori di vita i soldi non bastavano. Abbiamo dimenticato che per essere adulti responsabili non serve sapere di cinema e di teatro, di televisione, non serve avere la macchina veloce, e il cellulare di ultima generazione. Non abbiamo pensato che l’infanzia è un periodo fatto anche di affetti, di sorrisi ammiccanti, di fiocchi di neve visti con occhi dolci dalla finestra, che mettono allegria e che rompono la monotonia di un inverno freddo privo di complicità. Ci siamo fatti condizionare dal denaro, dalla sua presenza ingombrante.

 

Ester Eroli

 

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