DOTTORATO

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Il dottorato di ricerca è come sappiamo il massimo titolo di studio conseguito non solo in Italia ma in molti paesi della unione Europea e extra. Chi ottiene tale attestato si prepara a una ricerca di alto livello e a un insegnamento di tipo universitario. Il titolo accademico apre le porte alla ricerca scientifica. In Italia è il terzo livello di studi e per entrare occorre un diploma di laurea, anche preso all’estero, o una laurea magistrale rilasciata da una università. E’ necessario un concorso anche internazionale. Di solito il dottorato dura tre anni accademici e spesso sono le singole università a dettare le regole basilari. In generale il ciclo di studi si conclude con una tesi discussa davanti a un commissione. Alcuni titoli esteri non sono subito riconosciuti, occorre il benestare del ministero della pubblica istruzione. Con il dottorato si apre la strada alla carriera accademica di professore e a un contratto di ricercatore anche a tempo indeterminato.

Anche nei diversi paesi si pratica il dottorato. In Danimarca è stato introdotto uno stile americano. In Spagna può durare pure cinque anni, e ci sono quattro tipi di voto. La tesi dello studente deve essere seguita sempre da un tutor. In Svizzera con il dottorato si acquisisce il titolo di dottore. In Canada bisogna avere una laurea magistrale, una capacità di ricerca spiccata e voti molto alti. In Inghilterra si valuta caso per  caso e il titolo conseguito è detto di primo livello. Negli stati uniti vari sono i criteri di ammissione in base alle università. In Germania il dottorato può durare fino a sei anni, si accede con voti altissimi e si può diventare assistenti universitari. Per fare la tesi occorre avere un professore di ruolo supervisore. In Australia sono consentite borse di studio e sgravi di tasse. In Francia si possono fare ricerche di laboratorio anche dentro aziende. Il dottorato dura mediamente quattro anni.

Il destino sociale degli studenti è diverso ovviamente, possono aspirare a una completa realizzazione. Ci sono anche seminaristi che poi si specializzano nelle università cattoliche. Il successo accomuna molti soggetti che finiscono per rappresentare pienamente l’ateneo di riferimento. I vincitori di concorso hanno la testa piena di illusioni. Si buttano nella professione come fosse una sfida, un gioco con il destino. Molti diventano spietati nel timore di perdere nel tempo posizioni. Spesso ci turba il comportamento di alcuni individui che fanno il dottorato. Hanno un carattere superbo, atteggiamenti di netta superiorità, non sono affatto pacifici, e vogliono imporre il loro punto di vista, il loro sapere. Sono malvagi, fanatici  e le donne sono in prima fila per atteggiamenti stomachevoli. Si sentono superiori, dotati di intuito e intelligenza. Si vantano del loro operato, di avere appoggi. Cercano di umiliare. Molti perdono la freschezza, la spontaneità, la  timidezza. Diventano audaci, gli uomini si insuperbiscono, intessono relazioni effimere con le allieve. Si sentono importanti, con gli altri sono indifferenti. Non tengono agli altri che trattano come zerbini. Amano parlare solo di sé e dei colleghi dicono male.

Ci sono pure studenti umili che per fortuna non sono fanatici, e non fanno pesare il loro ruolo e quindi occorre prendere esempio da loro. Bisogna essere flessibili. L’umiltà è una qualità innata che va coltivata. Il sapere va condiviso, non è una torre inespugnabile.

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