GABRIELLE SAGHEDDU

Gabrielle era nata a Dorgali Nuoro, il 17 marzo 1914, quinta di otto figli. Figlia di un pastore di pecore dipendente morto di spagnola a cinquanta anni insieme a un figlio. La piccola detta Mau svolgeva lavori in casa, accudiva i fratelli molti morti in tenera età, si faceva aiutare dai vicini per le varie incombenze. A scuola  mostrava una propensione per la matematica, la lettura il sapere in generale. Era riuscita a fare solo la sesta classe, data la povertà della sua famiglia. Nel tempo libero lavorava in campagna. Era ribelle, critica, impulsiva, ostinata, chiusa con uno spiccato senso della fedeltà e del dovere e della obbedienza. A livello religioso si limitava ad andare a messa e a fare sporadiche preghiere. Dopo la morte della sorella,  a diciotto anni il suo atteggiamento muta radicalmente, diventa più dolce, più docile, meno critica, scompaiono i suoi scatti di ira, i suoi difetti caratteriali che si erano manifestati inizialmente. Rifiutava pure proposte di matrimonio.  A un certo punto era diventata austera, riservata, pensosa, tenera, sensibile, capace di ascoltare. Si dedicava sempre alla carità e alla preghiera, e grazie alla guida del suo confessore e padre spirituale a ventuno anni diviene suora  insieme ad alcune amiche nel 1935  . Diventava cosi catechista, dedita ai rosari e alla devozione alla madonna, alla confessione prendendo il nome di Maria Gabriella. Dopo essere entrata nella azione cattolica entrava giovanissima nel monastero trappista di Grottaferrata vicino Roma. La badessa  ebbe per lei una grande stima. Da suora si dedicava al lavoro, alla preghiera, alla carità e alla penitenza. Era sempre umile, disponibile, disposta al perdono e prendeva su di sé i lavori più faticosi e complessi. La sua vocazione la definiva come quella del figliol prodigo che si era ravveduto. Grazie alla sua intercessione molti seguirono il suo esempio e si consacrarono alla vita religiosa. Aveva persino temuto di non essere accettata come novizia e invece era riuscita pure a far convertire molti. Mostrava un notevole spirito di sacrificio. Aiutava i poveri ma il suo sogno era l’unità della chiesa.

A soli venticinque anni moriva di tubercolosi il 23 aprile 1939. Il suo corpo riposa nel monastero di Vitorchiano vicino Viterbo dove si erano trasferite le suore di Grottaferrata del monastero circestense . Nel 1957 il suo corpo riesumato è apparso intatto.

Nel 1983 il 25 gennaio Giovanni Paolo II l’ha beatificata nella basilica di san Paolo fuori le mura a Roma.

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