Il senso di estraneità

Esiste un personaggio della letteratura fantasy molto originale nato dalla penna dell’estroso Wells. E’ un fisico, che si ritiene molto intelligente, ma soffre perché viene ignorato dai suoi simili come se non esistesse. Viene isolato perché è albino e troppo riservato. A un certo punto decide di dimostrare il suo potere. Si mette a studiare per la realizzazione di un grande progetto mai creato da nessuno. Vuole fare una scoperta sensazionale per avere i riflettori puntati. Ambisce a farsi notare. Studiando porta a termine il procedimento per ottenere la totale invisibilità di oggetti e persone. Sperimenta su di sé il potente ritrovato. Divenuto invisibile vive sulla pelle in modo diretto il senso di estraneità. All’inizio euforico per la scoperta si rende conto che anche l’invisibilità è problematica. Allora decide di ritirarsi in campagna per studiare una procedura per tornare normale. In fondo vuole essere come gli altri, vuole che gli altri lo accettino per come è lui realmente. Si rende conto che la sua scoperta è stata solo un’illusione. Perde fiducia in se stesso. Alla fine però viene scoperto, inseguito. Tenta di scappare convinto di essere invisibile ma viene colpito dalle forze dell’ordine e muore. Nella realtà odierna è facile incontrare persone invisibili, spesso siamo noi stessi: quando i colleghi ci ignorano, quando i conoscenti fanno finta di non vederci, quando qualcuno esce dall’ascensore e non ci guarda in faccia, quando i potenti ci guardano e non ci vedono, quando le donne belle con sguardo si sufficienza passano oltre, quando qualcuno lavora sulle nostre teste ignorando le nostre esigenze, quando i soldi pubblici spariscono inghiottiti nel nulla manipolati da mani invisibili. Per tornare ad esistere certe volte ci vorrebbe la luce di un miracolo.

 

Ester Eroli

 

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