Maternità

maternitàDi solito quando una nostra amica ci dice di essere incinta siamo contentissimi. Che bella novità! Non c’è niente di più bello! Si sente spesso dire. Se è una nostra collega la musica cambia, purtroppo. E il purtroppo lo aggiungo solo in quanto italiana. Perché la situazione nel resto del mondo è diversa. In Europa, poi! Un amico di mio marito lavora per una ditta tedesca e, giusto ieri sera, mi spiegava che, nonostante loro lavorino per la filiale italiana, la centrale è là. Di conseguenza, la mentalità è quella tedesca. Fino a tre anni di maternità facoltativa, stipendio dimezzato solo dopo 24 mesi di assenza dal lavoro e un bel bentornata al rientro. Vi sembra poco? Per noi italiane si può dire un miraggio. La mia amica, impiegata a tempo indeterminato in una ditta, è rimasta a casa dal terzo mese per problemi al feto. Ha passato le successive cinque settimane tra dottori, visite e risultati non semplici da digerire. Fino alla perdita del bambino al quinto mese inoltrato. Una tragedia. Psicologica, specialmente. Non riusciva neppure più ad uscir di casa. Esperienza distruttiva superata solo grazie alle amorevoli cure del compagno. Tornata al lavoro dopo otto mesi di assenza e il groppo ancora in gola, si vede licenziata dopo tre minuti dal varco della soglia dell’ufficio. Motivazione? “Finché eri a casa ci siamo accorti che tizia sa fare il tuo lavoro. Quindi meglio pagare decine di ore di straordinari a lei e risparmiare sul tuo stipendio. Sai, la crisi!”. Questo le è stato detto. Risultato? Un’altra settimana a casa piena di dubbi, pare e senso di inadeguatezza. E cito lei on perché non sono a conoscenza di altri casi. La fidanzata del nostro testimone di nozze ha patito la stessa sorte circa tre giorni fa. Inconcepibile ai miei occhi. Ma dovrebbe esserlo agli occhi di tutti. E poi ci si lamenta perché c’è crescita zero. Finché le donne non sono in condizioni economiche stabili e non hanno la tranquillità morale di poter fare il passo, è ovvio che il risultato è questo. Anche perché, diciamoci la verità, due stipendi in casa sono necessari se vuoi pagare il mutuo e mantenere la famiglia. Sempre il ragazzo di cui sopra ieri sera ha avanzato l’ipotesi che sarebbe il caso di dare sgravi fiscali alle ditte che assumono le ragazze in età fertile, paragonandole alla percentuale obbligatoria per legge che ci deve essere di handicappati. La mia reazione è stata istantanea. Paragonare le donne agli handicappati? Ma che ragionamento maschilista e antidiluviano! Invece poi, ripensandoci con calma a casa, è un po’ come la questione delle quote rosa. Ok saremmo anche ghettizzate e imposte per legge ma almeno ci siamo e possiamo far sentire la nostra voce che altrimenti si perderebbe nel rimbombo della nostra casa vuota.

 

Giulia Castellani

 

 

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