Recensione del libro: Il cimitero di Praga (Umberto Eco)

A una settimana dalla pubblicazione è già primo in classifica tra i libri più venduti in Italia, 450.000 copie pubblicate e sei edizioni prodotte. S’intitola “Il cimitero di Praga” il nuovo libro di Umberto Eco. E’ stato già adottato da un istituto scolastico di Milano per studiare il razzismo, molti quotidiani ne hanno discusso e si prevede il successo già conosciuto con il capolavoro “In nome della Rosa”.

Il cimitero di Praga attraversa il XIX secolo, lo Sbarco dei 1000, la Comune di Parigi, il tutto connesso da un personaggio ambiguo che lo stesso autore descrive come un “onesto mascalzone”. Il protagonista si chiama Simone Simonini ed È un falsario di Protocolli (di professione notaio), ma È anche una spia, odia tutti, È un traditore ed È misogino, ed È proprio l’essere ripugnante di tale personaggio che ha attirato l’attenzione dei media e l’atteggiamento di alcuni lettori che sembra abbiano subito il cosiddetto “fascino del male”.

Il protagonista del romanzo diventa lo strumento per ricostruire le premesse dell’Ottocento fatto di complotti e tradimenti, raggiri e persecuzioni, ma anche la premessa teorica dell’orrore che si compirà con lo sterminio nazista. Una storia allo stesso tempo manipolabile a seconda dei punti di vista, che la si guardi con gli occhi del Risorgimento, dei Briganti calabresi o dei Piemontesi o con gli occhi dell’Oggi laddove la rappresentazione del nemico è ben centrata sulla figura del diverso e nella storia, il diverso per eccellenza è diventato proprio l’ebreo. Dunque sono esplicitate tutte le dinamiche che soggiacciono al razzismo e a ogni comportamento malvagio. In tal senso lo strumento del Male diventa il Falso. E proprio sulla figura dell’ebreo È intervenuto anche il Rabbino Capo a commentare il romanzo domandandosi se bisogna ringraziare l’autore per aver esplicitato le modalità di costruzione del falso oppure bisogna aver timore della seduzione che la rappresentazione del Male esercita sugli uomini, la risposta È stata che: “Non c’è risposta”.

 

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