Lo scrittore britannico Forster è noto per aver scritto racconti, articoli, brevi romanzi, saggi, conferenze, commedie e soprattutto per aver scritto romanzi che sono stati portati sullo schermo cinematografico come Passaggio in India, ultimo suo scritto, Camera con vista composto nel 1908 e sul conflitto fra le classi sociali Casa Haward, Maurice romanzo postumo sul tema della omosessualità. Il suo romanzo più autobiografico è sicuramente senza ombra di dubbio “Il viaggio più lungo” scritto nel 1907. Il viaggio è metafora della sua stessa vita passata anche essa buona parte in viaggio. Forster ha compiuto viaggi in India, in Indonesia, in Europa a testimonianza del suo animo vagabondo. Il protagonista del viaggio più lungo Richie ha pretese letterarie, scrive a tempo perso novelle, racconti, poesie che intende pubblicare. Nella vita è un inetto, non riesce a combinare nulla. Dopo che il suo matrimonio naufraga si sente perduto, gli amici stessi, il fratellastro sembrano non comprenderlo. Solo dopo la sua morte le novelle vengono pubblicate. La maggior parte degli artisti di qualsiasi epoca e di qualsiasi età spesso ha raggiunto la fama e il successo soltanto dopo la morte. Ci sono stati grandi compositori, musicisti che hanno avuto il funerale a spese del comune perché la loro arte non riusciva a mantenerli. Una magra consolazione, specie per gli ambiziosi. Sembra una legge di natura quella di avere una fama postuma. Scrittori giudicati male, pittori respinti costretti alla fame, divenuti famosi, esempi, modelli da seguire solo dopo la fine. Evidentemente perché il genio è un passo avanti rispetto agli altri e il suo linguaggio è troppo astratto per essere compreso dalla maggior parte delle persone. Ogni epoca storica dovrebbe riflettere meglio sul valore dei suoi figli, non liquidarli subito. Sono i secoli successivi quelli che scoprono talenti del passato con una visione retrospettiva. Si dovrebbe andare avanti invece di guardare indietro.
Ester Eroli