Il bel Paese: l’opinione degli altri

Il bel Paese L’opinione degli altriPer chi, come me, ha viaggiato in tutto il mondo soprattutto per motivi professionali, è stato facile farsi un’opinione sull’opinione, permettetemi il gioco di parole, che gli altri hanno dell’Italia e dei suoi abitanti. Tranne che in Oceania, sono stato dappertutto, a volte per lunghi periodi, specie in Africa o in America Latina, a volte per pochi giorni, ma mai per una semplice toccata e fuga. Il fatto di esserci andato in qualità di geologo ambientalista, esperto di problemi del territorio, ha indubbiamente favorito il mio contatto con la gente, permettendomi di avere scambi, appunto, di opinioni, con tutti i tipi di professione nell’esercizio delle rispettive mansioni: dal Ministro al bracciante agricolo, dal diplomatico all’archivista di legazione, dall’imprenditore al commerciante, dall’operaio al dirigente d’azienda. In parole povere, ho potuto tastare il polso a una notevole quantità di gente, di tutte le razze e condizioni sociali, per sapere cosa pensasse dell’Italia, ma non per precedente calcolo o curiosità personale, semplicemente perché erano loro a interrogarmi sull’argomento e io, nel mio piccolo, ho sempre cercato di dare risposte esaurienti, divertendomi a condirle con un pizzico d’ironia.

In Brasile, ad esempio, mi chiedevano come facesse l’Italia, che ha un quarto della loro popolazione ed è venti volte più piccola, ad aver vinto quattro titoli mondiali di calcio. Rispondevo che il calcio è nato in Italia, a Firenze nel ’500, e che allora prevedeva ben 27 giocatori per squadra e che gli inglesi lo avevano successivamente copiato, dopo quattro secoli, dividendolo in due sport: il moderno football e il rugby. In Italia tutti, più o meno, hanno giocato a pallone e tutti sono allenatori incompresi.

In ogni paese africano dell’area francofona, Mali, Niger, Costa d’avorio, Algeria, Marocco, Senegal, etc. si chiedevano come l’Italia potesse avere lo stesso tenore di vita della Francia, una tecnologia industriale paritetica e, in certi settori, addirittura superiore. Rispondevo che i francesi ritenevano di essere i più furbi, mentre noi lo eravamo veramente.

In Svezia, paese del premio Nobel, mi hanno chiesto come mai l’Italia avesse dato i natali a tanti insigniti del loro ambitissimo premio, peraltro, nelle più disparate discipline. L’Italia per circa un millennio è stata la culla della civiltà e della potenza tecnologica, replicai, ma per il successivo millennio, è stata continuamente attraversata, depredata e martoriata dalle più variegate popolazioni, civili e non, il che ha favorito, in entrambi i millenni, il nostro bisogno di aguzzare l’ingegno.

In Cina mi chiedevano come mai in un paese così piccolo e poco popolato come il nostro ( certo vicino al loro) ci fossero tante opere d’arte così come tanti fantastici pittori, scultori, architetti, inventori. Rispondevo che l’arte, la somma arte, ha bisogno del soffio divino, e l’Italia, se pur piccola, essendo la sede della religione cattolica con tanto di Papa e Vaticano, aveva sempre avuto, in casa , sponsor e ispirazione…divina.

Devo dire che in ogni paese visitato, ho sempre notato una forte considerazione per l’Italia, cosa che non avveniva affatto per altri paesi europei importanti quali l’Inghilterra, la Germania, e la Francia. Tutto ciò, nonostante quanto esposto e mal posto dai mass media internazionali in generale e dai giornali in particolare. Per fortuna i fatti e i risultati contano più delle notizie e soprattutto delle chiacchiere, magari intercettate telefonicamente o spiate da un buco della serratura.

Mi piace ricordare in particolare, un vivace scambio d’idee effettuato nella Repubblica del Sud Africa, in un salotto di quelli che contano, davanti a un consesso di eminenti personalità politiche, imprenditoriali e industriali di quel Paese, uno dei più ricchi del mondo, forse il più ricco relativamente alla sola etnia bianca, di prevalenti origini olandesi, inglesi ed ebraiche, che, da oltre tre secoli, rappresenta un terzo della locale popolazione.Il bel Paese L’opinione degli altri 2

Premetto che alcuni di loro li avevo già conosciuti in precedenti occasioni professionali e quindi vi ero in discreta confidenza, ma che non avevamo mai avuto occasione di dibattere sull’Italia, cosa che avvenne invece, in quella specifica occasione. Incalzato dalle varie domande sulla nostra politica e sull’economia di allora (eravamo alla fine negli anni novanta), espressi qualche salace critica nei confronti dei nostri governanti, attuali e trascorsi, proseguendo nella citazione di alcuni tipici malvezzi nostrani più diffusi, quali la corruzione, la concussione, la malversazione, le raccomandazioni, i clientelismi, le bustarelle. Lo stupore che suscitai nei miei interlocutori fu indimenticabile, così come le loro rampognanti repliche che mi tacciavano d’irriconoscenza nei confronti del mio (parole loro) grande e geniale paese!

Cominciò il direttore generale di una multinazionale operante nel settore dell’elettronica, con una vera e propria arringa composta da domande semplici e dalle risposte chiuse, cui rispondeva egli stesso immediatamente: “…Qual è il Paese dove c’è il più alto numero di belle città?…L’Italia. Quale possiede il più alto numero di opere d’arte? L’Italia, addirittura il 40% del totale mondiale. Qual è il paese della musica e del bel canto, dove si mangia meglio, con una varietà di cibi impressionante? E i vini ? Chi possiede i vini migliori per qualità e quantità? Dove si trovano i vestiti più belli sia da donna che da uomo? E le scarpe? E le auto? La Ferrari, la Maserati, la Lamborghini da dove vengono? E i gioielli ? Dove si fabbricano i più belli del mondo? In Italia. Tutto ciò che è bello e di qualità è italiano.”…“Sì, in effetti,” replicai timidamente,”… Dal punto di vista del buon gusto e della creatività, ci sappiamo fare e ammetto che nel campo dell’effimero…” “…Ma quale effimero!” Replicò sdegnosamente un importante imprenditore del settore agricolo.”… l’Italia fa parte dei primi sei paesi del mondo in qualsiasi campo: nell’economia, nell’industria pesante e leggera, nella finanza, nel turismo e perfino negli sport!” Un diplomatico inglese proseguì: “…Mi permette qualche piccola considerazione sul vostro modo di vivere?…” Prego!” Risposi rassegnato (tanto mi hanno già messo in mezzo, pensai). E costui:“…L’Italia, il paese del vino, è il maggior consumatore di whisky scozzese e, nonostante produca le favolose Ferrari, Maserati e Lamborghini, è il maggior importatore europeo delle nostre Rolls Roice. Voi, paese delle calzature più eleganti in assoluto, siete i principali utilizzatori di scarpe inglesi. Come mai tutto ciò?” “….Siamo gaudenti ed esteti, abbiamo il gusto del bello e allora…” Risposi sorridendo…” Ma questo non spiega il perché…” Disse il vice ministro dell’industria del luogo, “…in un paese come il vostro dove non c’è petrolio, carbone, uranio, oro e diamanti, insomma dove non ci sia nemmeno l’ombra d’una delle materie prime che contano e che, per di più, è un quarto di quello nostro ma ha il triplo di popolazione, non spiega , dicevo, come possa essere, indubbiamente, all’altezza delle più potenti e progredite nazioni del mondo…”. Lo sappiamo tutti il perché. “Concluse perentoriamente l’amministratore delegato di un’ importante società di produzione di diamanti, con una punta di prosopopea mista a un compiaciuto sorriso, “…Perché voi italiani, pur non possedendo materie prime, questo lo sappiamo, avete qualcosa che conta più di tutte le altre: la materia grigia! Il cervello! Questa è la vostra grande ricchezza, che vi consente di stare al passo delle nazioni più potenti, come diceva l’onorevole ministro, e che vi permette di avere un tenore di vita altissimo. Tutto ciò, malgrado la scarsa considerazione e fiducia nei vostri governanti che, nel corso della storia, però, vi han fatto e vi fanno primeggiare, tuttora, in molti campi, specie nel bel vivere…”. Detta conclusione trovò l’approvazione plebiscitaria dell’intero consesso di vip sudafricani, con tanto di applauso, lasciandomi in una sorta, come dire, d’orgoglioso imbarazzo.

Come dargli torto? Mi avevano fatto riflettere, facendomi ben comprendere i motivi della loro sconfinata ammirazione nei confronti del nostro bistrattato Paese, amato più dagli stranieri che dal suo stesso popolo, loro, ovviamente, erano molto sensibili alle materie prime, ben consapevoli di essere, per merito di quelle, il paese più ricco della terra!

 

Adriano Zara

 

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