Se voli cadi, prima o poi

Se voli cadi, prima o poiSi può volare senza rischiare di cadere? Oppure il rischio è parte integrante di quello che facciamo? “Ogni nostra azione comporta una reazione” mi veniva insegnato da piccola. Eh certo, perché prendere in considerazione questa verità fisica se non ci fosse sotto qualcosa di più? Le nostre azioni condizionano gli altri, ed è per questo che prevedere il futuro è così difficile. Ognuno di noi non agisce secondo schemi definiti ma secondo un personale senso del giusto e sbagliato, al quale si aggiungono, molte più volte di quanto si creda, un’incredibile quantità di scelte fatte di pancia. Ora, se questo sia giusto o sbagliato non ci interessa. Quello su cui volevo fermarmi un attimo era proprio questa riflessione. Se in ogni nostro modo di fare e gesto che compiamo c’è una componente di rischio, quest’ultimo influenza solo noi o anche gli altri? A rigor di logica ci coinvolge tutti. Noi rischiamo continuamente e facciamo rischiare anche gli altri, consapevoli o inconsapevoli che siano. Certo c’è da dire che magari questo rischio per persone diverse ha valenze diverse. Per esempio io sono stata spostata dalla mia sede di lavoro. Non è una cosa strana, spesso in banca ci ruotano senza apparente motivo. Io ora mi trovo bene, è quasi un mese che son li e mi sono ambientata alla grande. I colleghi sono simpatici, il lavoro è tanto ma non posso dire niente, anzi. L’altra, quella che hanno mandato al posto mio, sta diventando matta. In un mese si è già ammalata due volte e mi chiama ogni giorno. In questo caso siamo due vittime, anche se niente è dipeso da noi. Il mio dubbio, però, è questo: ce li creiamo noi i problemi? Con buone probabilità credo proprio di si. Insomma, dai, ci sono volte in cui non facciamo altro che lamentarci per niente. Anch’io eh si. Non che io mi ritrovi molto nei panni della signorina piagnucolosa ma capita. O per ottenere qualcosa o per farci commiserare. Capita dai, è così. E poi mi sento stupida perché non ha senso lamentarsi, almeno dal mio punto di vista. Su certe cose noi donne sappiamo essere assurde. Ma forse siamo proprio noi che, riparate dietro la corazza del piagnisteo inutile, facciamo le scelte più coraggiose e rischiamo di più. Si perché a volte c’è da lamentarsi, eccome! Specie per quanto concerne il lavoro. Eppure noi continuiamo, abituate a prese di potere maschile e a fare salti nel vuoto spinte dal principio “chi non risica non rosica”. Bisogna rischiare per ottenere qualcosa, dice la mia mamma. Io sono cresciuta così. E mi capita di fare chilometri e non giungere ad una soluzione. “Se non provi non sai” è il mantra che ripeto alle mie amiche quando mi chiedono un consiglio. E ci credo fermamente. L’altro giorno mi sono fatta quasi sessanta chilometri dopo lavoro per andare a fare un colloquio. Il mio lavoro ce l’ho, è a tempo indeterminato e la paga arriva tutti i mesi, un miraggio per molti. Ma avevo mandato un cv e mi hanno richiamata. Senza pensarci due volte sono uscita dall’ufficio all’ora solita e mi sono messa in macchina per quasi due ore perché il posto non lo trovavo e il navigatore era a casa. Morale della storia non sono arrivata, li ho sentiti per telefono. Era una bufala grande come una casa. Risultato: mal di schiena il giorno dopo e tempo perso (che avrei benissimo potuto usare per un interessante appuntamento dall’estetista). Però come potevo saperlo prima? Forse era l’occasione della mia vita. Chissà. Se mai provi mai sai. Peccato che stavolta sono caduta.

 

Giulia Castellani

 

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