Arrivi

ArriviCi si rende conto di far parte della massa del popolo che non conta nulla in particolari circostanze. In altri contesti ci sentiamo realizzati, pienamente felici di essere nei nostri panni. L’equilibrio si inclina davanti alle ingiustizie sociali, ai soprusi, agli schiaffi in pieno volto dati senza riguardo. Ci accorgiamo con rammarico di far parte della schiera degli umili, quelli che possono essere schiacciati e che non possono ribellarsi per nessuna ragione pena ritorsioni e esclusioni. A un certo punto i nostri ideali, valori cadono in mille pezzi, si disintegrano davanti ai nostri occhi increduli. Non giova talvolta mostrarsi concilianti, moderati perché si è presi per deboli e stupidi. Dopo il sopruso si fanno persino beffa di noi. Ci capita spesso di osservare al lavoro, nei negozi, nelle asl, alle poste dei nuovi arrivati. Di solito sono giovani, ma non sempre, in alcuni casi ci sono persone che hanno perso il lavoro. I nuovi arrivati ci appaiono però subito pronti, pieni di fiducia, agguerriti. Notiamo poi nel tempo altre particolarità come la spavalderia, la superbia, l’orgoglio. Gli occhi dei nuovi venuti sono brillanti, ammiccanti, sereni. Spesso non salutano e guardano dall’alto in basso gli altri lavoratori, anzi in alcuni casi sembra che si dimentichino di loro. Poi  con il tempo notiamo che i nuovi arrivati vengono spostati verso posti di maggior rilievo. Rapidamente fanno una carriera fulminea, ci passano avanti. Allora con lucida intuizione capiamo il loro comportamento. Ci riesce comprensibile e naturale capire la loro baldanza iniziale, il loro atteggiamento strafottente anche se maleducato comunque e ingiustificato. Noi rimaniamo al palo, tormentati dai nuovi venuti che continuano a pavoneggiarsi. I nostri sogni, le nostre aspettative vengono azzerate in un istante per far largo alle nuove leve. Restiamo impassibili mentre il sangue ribolle. Veniamo pure rimproverati, paragonati ai nuovi arrivati che sono l’eccellenza.  I nuovi venuti mostrano di voler scavalcare gli altri brutalmente, consapevolmente, perfidamente. Ci ritroviamo messi all’angolo con il volto impassibile che non tradisce emozioni. Per noi non ci sono riconoscimenti, non si tiene conto del lavoro svolto fino allora. Guardiamo i nuovi esemplari aggirarsi con aria di possesso senza nemmeno spirito di adattamento. Il futuro ci appare incerto, l’avvenire ristretto. Nessuno valorizza le forze a disposizione interne, preferisce attingere all’esterno. Saggiamente comprendiamo che dobbiamo rinunciare alla carriera prerogativa dei nuovi venuti. Il nostro turno non arriva mai. Da giovani subivano i dirigenti da vecchi le nuove generazioni. Così accade che alle poste i giovani appena messi agli sportelli vengono subito spostati per posti più di riguardo ma questo solo perché qualcuno lungimirante da dietro ha spianato la strada. Gli altri, gli onesti, restano al palo. Allora conviene dedicarsi ai propri hobby, alle proprie passioni che danno sicuramente più soddisfazioni. Tuttavia è inaudito che una nazione non valorizzi le proprie risorse interamente, ma valorizzi solo alcune.

 

Ester Eroli

 

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