Benedizione

In passato si dava molta importanza alla ordinazione delle messe per i defunti e alla benedizione con l’acqua santa delle loro tombe. I sacerdoti nei ritagli di tempo nel periodo di Pasqua ma anche di Natale ne approfittavano per dedicarsi alla benedizione delle case private. Redigevano un elenco e si recavano per le case e per i palazzi mettendo un avviso al portone della data e dell’ora del passaggio del sacerdote. Questa usanza di benedire le case è rimasta nei centri storici, anche delle grandi città, ma si è persa molto nelle periferie. Le periferie vengono trascurate, lasciate a se stesse, scippate di molte cose. Ovviamente il parroco se non poteva delegava altri sacerdoti o diaconi. Inoltre gli atei potevano benissimo rifiutare e non aprire la loro porta di casa. La benedizione non era obbligatoria, ma faceva piacere ai cristiani, ai religiosi. C’era poi un contatto diretto con la gente, uno scambio di idee e preghiere. L’Acqua santa sanificava la casa, la proteggeva, provvedeva a salvarla dal male nel profondo.

Ora i tempi sono mutati. I preti si fanno pregare per assolvere questo compito, si fanno inseguire. Bisogna perseguitarli per avere una banale benedizione anche di un oggetto. Molti addirittura con sguardo duro di mastino dicono che le benedizioni non servono, fanno parte della superstizione popolare, e che l’acqua santa non serve, non è una camomilla. Nella tetra monotonia del vivere moderno ci imbattiamo in questi soggetti scorbutici che si sono lasciati contagiare e assorbire dal pensiero moderno. Noi a sentire certe cose ci reggiamo il cuore con la mano per paura che scappi dal petto.

In alcuni casi dei preti si sono rifiutati di benedire alcune tombe o l’hanno fatto dietro compenso. Sono sacerdoti moderni, giovani, di nuova generazione. I sacerdoti più vecchi sanno che l’acqua santa è fondamentale come l’olio santo nella estrema unzione dei malati. Per chi crede certi riti come laa benedizione sono necessari.

 

Ester Eroli

 

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