Controllare le emozioni attraverso il respiro

Controllare le emozioni attraverso il respiroLa respirazione è considerata uno degli atti spontanei attraverso i quali il corpo umano si mantiene in vita. Eppure, a differenza di altri fenomeni, come per esempio il battito cardiaco o la digestione, la respirazione può essere modificata dall’essere umano attraverso un semplice atto di volontà: trattenere il fiato, fare respiri profondi o superficiali, aumentarne o diminuirne il ritmo ne sono facili esempi.

Ma considerare la respirazione solo come il metodo attraverso il quale il corpo si rifornisce di ossigeno e sopravvive, è riduttivo. La respirazione è infatti strettamente collegata anche alla sfera emotiva. Per rendercene conto basta pensare al respiro affannato di una persona spaventata o a modi di dire come “Mi ha lasciato senza fiato”, riferito alla meraviglia suscitata da particolari situazioni.

Inoltre le persone più dotate di capacità propriocettiva (in parole povere la capacità di sentire come si sta), si renderanno facilmente conto di quanto la loro respirazione diventi superficiale e corta nei periodi di maggiore stress.

Ma se le emozioni producono effetti sul modo di respirare e se con un atto di volontà si può modificare la respirazione, è facile dedurre che, attraverso il controllo del proprio respiro, si può agire sulle proprie emozioni. Ciò è particolarmente importante in relazione ad emozioni percepite come negative, prime fra tutte ansia e panico.

Nella maggior parte dei casi, l’attacco di panico si innesta sul fenomeno della ‘paura della paura‘. In altre parole è la paura di vivere l’attacco di panico a scatenare lo stesso, in un circolo vizioso le cui componenti principale sono emozioni e cambiamenti fisiologici: al comparire di una certa emozione, sia essa paura, ansia o persino gioia, il corpo modifica la sua fisiologia, secondo il principio naturale della omeostasi (cioè la ricerca dell’equilibrio). Questi cambiamenti vengono percepiti come il sintomo dell’imminente attacco, alimentando la paura, la quale a sua volta rafforzerà i cambiamenti fisici.

Il sintomo tipico di un attacco di panico è l’iperventilazione, cioè una respirazione veloce e profonda che, al contrario di quanto si può pensare, non porta ad un aumento dell’ossigeno nel sangue, bensì ad un forte abbassamento dei livelli di anidride carbonica. E’ la scarsità di anidride carbonica a favorire l’aumento del battito cardiaco, la sensazione di vertigine o di svenimento, nonché i formicolii in varie zone del corpo, ed è ripristinando l’equilibrio ossigeno-anidride carbonica che i sintomi fisici si ridurranno fino a sparire e che il sistema nervoso ritroverà equilibrio, placando la tempesta emotiva tipica dell’attacco.

Dunque cosa si intende per respirazione corretta? Si intende una respirazione naturale che, come un’onda, prima riempie la pancia e poi il torace, con regolarità. E’ la respirazione dei bambini.

Essere consapevoli del proprio modo di respirare, renderlo più regolare e più “addominale”, è dunque un mezzo fondamentale per rendere il corpo efficiente e sano, non solo da un punto di vista fisico: la migliore circolazione del sangue e la corretta ossigenazione porteranno ad avere una mente più calma, capace di fronteggiare gli stress, e un’emotività equilibrata e stabile. Fenomeni come gli attacchi di panico non solo potranno essere affrontati con maggiore sicurezza, ma potranno anche essere prevenuti.

L’importanza della respirazione nel controllo delle emozioni è quindi un dato di fatto che non si può mettere in discussione.  Non a caso in Oriente, dove la visione della vita è soggetta al concetto di ‘totalità’, molte civiltà antiche hanno posto un’estrema attenzione al controllo della respirazione come punto fondamentale su cui lavorare al fine di raggiungere il benessere del sistema mente-corpo e, in ultima analisi, la felicità.

 

Anna Zancan

 

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