CREPUSCOLARI

Il termine crepuscolare viene dal latino nel senso di abbastanza buio, prossimo al buio  in riferimento al momento del tramonto del sole. I crepuscolari facevano parte di una corrente letteraria in voga nel ventesimo secolo. Il nome fu imposto al movimento, al gruppo letterario in un articolo critico di Borgese apparso sulla Stampa nel 1910. Il gruppo aveva ideali comuni, comunione di intenti, stili simili e tematiche. Per questa categoria si coniò il termine attraverso una metafora del crepuscolo. Infatti il tono di questi poeti e scrittori è mite e delicato, i paesaggi descritti sono vaghi e dimessi, avvolti in una atmosfera malinconica. Negli scritti predomina la nostalgia, la noia, il rimpianto, l’insoddisfazione, il rammarico, la tetraggine. La noia esistenziale prende il sopravvento con atmosfere di cupa tristezza, di luce riflessa come quella di un sole in declino. Si parla di periferie, di province, di giardini abbandonati, di ospedali, di case in rovina. Le poesie sono evanescenti come scritte con il lapis, titolo di una raccolta di Marino Moretti. I colori dei paesaggi sono sfumati, autunnali, gli alberi sono spettrali, i fiori sciupati. Il poeta è alla ricerca di un rifugio.

Il gruppo letterario, anche se non ha dato vita a una scuola, aveva temi e lingua comune, partendo da  modelli come Pascoli e Verlaine, il poeta latino Catullo . Lo scopo era una sorta di superamento della tradizione infatti si predilige il verso libero e un linguaggio più prosaico. Il ritmo poetico in altre parole è privo di forma aulica. I modelli culturali erano condivisi pienamente. 4

In alcuni aderenti alla corrente letteraria troviamo pure una certa ironia come Gozzano. Il movimento ebbe la sua massima espansione dal 1905 al 1916. Sono state realizzate varie antologie. Molti sono gli esponenti e seguaci.

Ai giorni nostri non ci sono più vere e proprie scuole di pensiero.

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