I risvolti dei viaggi Pasquali

Con l’inizio della quaresima sentiamo già nell’aria il profumo della primavera e delle festività pasquali. Si sente il bisogno di cambiare località, di accendere la fantasia, di tralasciare almeno per pochi giorni le vecchie abitudini. Dopo mesi di duro lavoro molti sentono il bisogno di un periodo anche breve di inattività. Si prepara una lista di posti da visitare, si inventano soluzioni. Si prende spunto dai deplian turistici e dai consigli degli amici. Si vuole archiviare le preoccupazioni e  le ansie. Ci si prepara mentalmente e intensamente a cambiare aria. Ogni scusa è buona per andare al mare per colorarsi il viso. Si pensa a escursioni in montagna, a gite all’aria aperta a costosi viaggi in oriente. E’ acuta la voglia di libertà. I giovani prenotano negli ostelli avendo problemi di liquidità e negli ostelli c’è la possibilità concreta di risparmiare.

Negli uffici comincia la processione dei colleghi in stanza che domandano la meta di viaggio per pasqua, vogliono morbosamente sapere per poi magari criticare o emulare.

Ci sono persone più tradizionaliste che amano passare la pasqua nel paese di origine  oppure fare gite in monasteri e santuari visto che si tratta di una festa religiosa che non tutti ricordano come tale. Queste persone sono giudicate male, derise, costrette a mentire sulla loro reale destinazione. Sono attaccate, prese di mira. Anche chi si reca in aree limitrofe alla propria città è considerato ridicolo, superato I viaggi devono essere in terre lontane. Si prende in giro con cinismo chi vuole fare della pasqua una festa intima, sobria. Solo chi fa grandi viaggi è considerato in gamba, degno di rispetto e considerazione. Ci sono poi quelli che non possono viaggiare per motivi economici e vengono ugualmente bersagliati in modo implacabile. Non viaggiare è un delitto, un affronto. Chi non viaggia è scrutato con freddezza. Il viaggio diventa necessario, un obbligo, come curarsi per un malanno. Alcuni sono stati accusati con frasi pungenti del tipo: tu non esci dai confini della tua regione. Chi non esce dai confini della propria regione è una persona antiquata da biasimare.

Ora con il problema della diffusione del virus chi è abituato a non uscire dai confini della propria regione ne trae giovamento gli altri vivranno nell’ansia e nella rabbia. In fondo la pasqua non è un evento mondano ma una festa da vivere nella intimità della famiglia e nei luoghi più amati sia pure vicini.

 

Ester Eroli

 

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