Il caffè decaffeinato è quello privo di caffeina, che di ottiene attraverso vari e complessi procedimenti non sempre conosciuti, che sono legati alle tecniche di conservazione del caffè più o meno note. La procedura per togliere la caffeina ha origini nel novecento, in Germania si usò un metodo che fece scuola. Si usavano il vapore e i solventi organici per privare i grani della caffeina. Questo procedimento si è evoluto e diversificato nel tempo. Gli accorgimenti aggiunti volevano mantenere intatto l’aroma e diminuire notevolmente l’effetto stimolante della caffeina. I metodi industriali prevedevano l’eliminazione dell’alcaloide della caffeina totale attraverso la torrefazione e il lavaggio anche se molti esprimevano dei dubbi sulla sua validità come metodo utile per la salute. Per molti il procedimento non era salutare. Si usava infatti anche l’acetato di etile. il metodo semplice prevede l’acqua riscaldata per i chicchi che però può portare a un loro danneggiamento.
Il metodo usato di recente è più complicato e prevede l’uso della anidride carbonica e quindi necessita di impianti particolari. si usa l’anidride perché è un solvente naturale. I chicchi subiscono un trattamento al vapore con l’essiccatura. In questo modo l’aroma resta intatto. La caffeina eliminata viene ceduta e usata nelle industrie, di solito si deteriora facilmente.
Negli ultimi tempi in Brasile sono state selezionate delle piante di caffè di un’altra varietà con meno contenuto di caffeina, sono soprattutto varietà africane molto commercializzate. Per diminuire il potere eccitante del caffè si è arrivati a una sua manipolazione genetica secondo recenti studi molto appropriata. La caffeina tuttavia ha importanti proprietà che non vanno sottovalutate come quella di favorire il metabolismo.
Di solito però la caffeina non viene tolta completamente e quindi chi ha delle allergie deve stare attento e deve usare il decaffeinato in piccole quantità senza esagerare. E’ consigliato un uso saltuario senza abusi.
Ester Eroli