La settimana corta

La pandemia scoppiata all’improvviso ha spinto molte aziende private e pubbliche verso la agevolazione  dello  smart working o lavoro agile da remoto a discapito di quello in sede. Un metodo studiato per sopravvivere nel caos della diffusione del virus che ha mutato la stessa struttura etica del lavoro. La pandemia ha aperto numerose voragini, creato dibattiti, suscitato perplessità. Il nuovo approccio porterebbe il mondo del lavoro come soluzione verso la riduzione della settimana, con alternanza di lavoro in sede e lavoro a casa. Non si tratta di un provvedimento del tutto nuovo. In Francia è già stato sperimentato in passato il metodo della settimana breve, per garantire un maggiore equilibrio fra lavoro e vita privata. il dibattito sulla questione è ancora aperto. I contrari sostengono che la settimana corta toglie competitività e riduce di molto la produzione. I favorevoli sostengono che ci sono molti vantaggi per le aziende che risparmierebbero in termini proprio di costi, per il lavoro  con la possibilità di aumentare i posti, per la vita privata perché ogni lavoratore potrebbe seguire di più la famiglia da presso. In molti articoli è stato affrontato l’argomento. La maggior parte delle imprese francesi sono favorevoli alla settimana corta. il lavoro potrebbe essere gestito a vari livelli coinvolgendo più dipendenti.

Di solito si mira a un lavoro di 37 ore settimanali. I paesi hanno adattato diversi schemi in Europa. In  Polonia e Turchia si arriva a 40 ore. In altri paesi come Germania, Svezia, Svizzera, Olanda, Danimarca si hanno meno ore. Ogni paese dovrebbe regolarsi in forma autonoma.

 

Ester Eroli

 

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