OLIPHANT

Margaret era nata in Scozia nel 1828. All’età di dieci anni la sua famiglia si era trasferita a Liverpool ma lei si era sentita sempre scozzese. Si dedicò si da piccola alla poesia e alla scrittura. Il suo primo romanzo fu pubblicato con successo nel 1849. Dopo aver sposato il cugino si trasferì a Londra. Cominciò a scrivere articoli su una rivista, saggi di critica letteraria, trattati, autobiografie, traduzioni importanti, diari di viaggio dove traspare la sua ansia interiore. Suo marito malato di tubercolosi morì a Roma dove era giunto per il suo lavoro di maestro vetrario di chiese e anche sua figlia. Margaret ebbe una vita difficile funestata da povertà e lutti, morirono molti suoi figli alcuni in tenera età. Alcuni suoi racconti uscirono a puntate su riviste.

La sua opera più significativa tradotta in molte lingue compreso l’italiano è La finestra della biblioteca. La protagonista è un adolescente ospite per le vacanze di una anziana zia e durante le sue letture in una stanza osserva la finestra del palazzo di fronte che riguarda una antica biblioteca abbandonata. Le sembra di vedere un giovane biondo chino sulla scrivania intento a scrivere  che solo ogni tanto si affaccia alla finestra. La giovane è affascinata dalla visione e scruta il giovane che ricambia i suoi sguardi. La ragazza scopre di avere un forte interesse per lo sconosciuto che vorrebbe conoscere di persona. Nella irreale luce del giorno e nel tramonto alla giovane le sembra di vedere cose che in realtà sono inesistenti. L sua visione è una illusione come molte cose della vita. Le percezioni portano fuori strada e non vanno prese per oro colato. Il confine fra sogno e realtà è labile. La  ragazza sensibile coglie visioni che in condizioni normali sfuggono. Lei resta stregata dalle sue stesse illusioni. La routine dove non accade mai nulla viene spezzata da queste immagini oscure che lei percepisce e che considera autentiche ma sono ombre, magari frutto della sua fervida, immaginazione e fantasia tipica della età. La zia la invita ad essere costantemente impegnata per scacciare i demoni della menta inquieta. La ragazza sente di avere invece un sesto senso molto sviluppato. Viene a sapere poi che la finestra era stata oscurata ai tempi della tassa sulle finestre.  Lei però continua a credere a quello che vede e si invaghisce del giovane che crede di aver visto fino ad essere febbricitante per lui. Lo considera saggio, lo stima per i suoi studi allo scrittoio. La visione la tiene impegnata per giorni, per ore e lei trascura persino gli ospiti della casa. Durante la visione in cui compare il ragazzo non vuole essere disturbata, interrotta . La affascina l’ignoto, il mistero che quella finestra racchiude e che cambia in base alla luce. La sua mente è presa da una specie di fascinazione. Sente del trasporto nell’entrare nella vita di quello sconosciuto.  Teme ogni giorno di perdere l’oggetto del suo interesse. Si vergogna di quella mirabile attrazione. Non riesce a togliere lo sguardo da quella fascinazione, da quel sogno pericoloso pieno di incognite che le fa palpitare il cuore. Si soffermava a pensare durante i pasti a cosa pensasse il giovane che intravedeva dalla finestra opaca. Amava il suo profilo, la sua immagine come riflessa nella luce. Era curiosa dell’ignoto, di ciò che sbiadiva in lontananza. Amava la stanza di fronte silenziosa, appartata, tranquilla e il ragazzo solitario. Nelle difficoltà della vita lei avrebbe ricordato quella visione ingenua, candida, appassionata. La ragazza è accecata, in subbuglio, continua imperterrita la sua osservazione dalla finestra. Gli altri in casa li guarda senza vederli. La sua visione raffinata  è una illusione ottica, un tranello che altera il suo stato d’animo, un abbaglio dello spirito. Lei ha la sensazione che nel suo universo esista solo lui. La giovane è travolta da un turbamento che non sa descrivere. Quel puro sogno la porta fuori strada e lei si infervora sempre di più. Il giovane le entra nel sangue. La visione in verità non è altro che un desiderio, una ricerca per tutta la vita di qualcosa che non arriva mai. Le audaci fantasie della ragazzina vengono interrotte dal brusco arrivo della madre che intende riportarla a casa, verso la concreta e dura, monotona realtà. Ogni tanto la mente vorrebbe evadere e allora si crea le sue illusioni, che diventano più importanti di qualsiasi altra cosa. Non tuttavia fidarsi delle illusioni perché ingannano. Gli occhi e il cuore tradiscono, ingannano. Solo le illusioni di gioventù ogni tanto tornano in mente.

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