Recensione de: “Il tetrateatro” di Adriano Zara (2015)

Recensione de “Il tetrateatro”15 commedie per 4 dediche

 

Con questa opera, Adriano Zara ha inteso raccogliere in un unico volume una quindicina di sue commedie, divise per gruppi omogenei. Sono dedicate alle donne, agli uomini, ai gay e infine a Roma. Una buona metà ha già conosciuto la gioia del palcoscenico e il calore del pubblico, mentre le altre sono inedite.

Il primo gruppo prevede sei commedie che hanno come protagoniste sei donne. Sei differenti personalità di spicco vissute in epoche assai diverse, ispirate a personaggi realmente esistiti. Sebbene ricalchino i caratteri della commedia, le trame sono costruite su episodi storici effettivamente accaduti, descritti dall’autore in una chiave teatrale che sottende però, un’attenta analisi dei fatti storici e dei temperamenti delle protagoniste.

Il secondo invece, a parte “Il ritorno della Fenice”, non prevede alcun riferimento storico. Anche questo gruppo è costituito da sei commedie i cui protagonisti sono uomini proiettati per lo più nelle attuali questioni di carattere sociale, quali il lavoro giovanile, la pensione, l’amore fraterno, le truffe, le menomazioni fisiche ecc. Storie del quotidiano quindi, realizzate in trame semplici, inserite in situazioni a volte drammatiche, a volte comiche ma in cui ci si possa identificare con ironia e spensieratezza.

Il terzo prevede una sola divertente commedia ambientata nel mondo della moda. E’ stata dedicata ai gay perché la maggior parte degli stilisti, degli artisti, degli operatori nel campo della moda è omosessuale. Sembra che per avere successo in quel settore così importante per l’economia italiana, specie nelle esportazioni, sia necessaria una sensibilità femminile unita alla creatività maschile.

Il quarto e ultimo è dedicato al luogo di nascita dell’autore: Roma. Una città che nelle rispettive storie appare stanca, spopolata, ancora pregna di nobiltà viziata e intrigante nonché di clero arrogante e corrotto. Sono state ricavate da due film di Luigi Magni, impareggiabile regista particolarmente esperto della storia di Roma, specie riguardo alle vicende papaline. Due pagine di storia quindi, realmente accadute, dai risvolti drammatici e coinvolgenti. L’autore le ha riviste e riadattate secondo le esigenze e le logiche teatrali, senza per questo modificare il messaggio e la poetica dell’autore.

Un libro universale quindi, non solo per addetti ai lavori ma anche per chi vuol gustare i fatti della vita proiettati all’interno di un palcoscenico. Una raccolta che mostra un ampio scenario, pregno di varia umanità, in cui ogni personaggio, ogni situazione, ogni messaggio, è frutto di ciò che si nota, di ciò che si vive o che si è letto sulla cronaca di un giornale o magari su un vecchio libro.

 

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