SENSUALITA’

Kolkata, India – January 20, 2013: Lines of the yellow Ambassador taxi cabs and buses on the road of the city on January 20, 2013. Kolkata has a density of 814.80 vehicles per km road length

Stefano Zecchi è nato a Venezia nel 1945, oltre come scrittore è noto come opinionista e filosofo. Ha frequentato il liceo Marco Polo e si è laureato in filosofia a Milano. Ha insegnato filosofia a Padova e estetica a Milano dove ha pubblicato una antologia sulla storia della estetica. Ha insegnato pure a Calcutta. E’ stato assessore alla cultura a Milano e consigliere comunale a Venezia. Ha tradotto molti testi filosofici specie di età romantica. Ha scritto molti saggi sulla estetica e sulla bellezza. Ha scritto molti romanzi come figlio giusto e Sensualità dove lo scrittore si rivela profondo conoscitore dell’anima femminile. Nel romanzo sensualità due donne tra loro amiche  si incontrano di nuovo a Calcutta . Giulia e Miriam legate da una antica amicizia. Nel romanzo rivivono le esperienze dirette dello scrittore che ha soggiornato in India  e insegnato. Giulia è coraggiosa, ostinata, molto sensuale e scopre come l’India accenda la sua sensualità, Miriam invece è fragile e ironica, razionale e lucida. Le due amiche trovano amori diversi. Miriam vive un amore delicato, Giulia un amore passionale e erotico. Le due amiche si compenetrano nelle loro esperienze.

Sullo sfondo c’è una Calcutta con i suoi colori e suoni, silenzi e tormenti di impatto emotivo. A Calcutta gli uomini d’affari occidentali si incontrano negli hotel lussuosi dotati di piscine arroganti e presuntuosi mentre nella città imperversa la rivolta che non li scalfisce minimamente. Usano il denaro per giudicare ogni cosa. Le donne protagoniste sono colpite dai ritmi lenti di vita, dalla sensualità dolce delle donne, dal chiasso delle strade, dai colori accesi delle case,  dalla sicurezza interiore dei sacerdoti, dai riti magici, da una varietà di paesaggi e immagini., dalla miseria  Sono colpite dalla calma degli indiani, dal loro senso di abbandono al destino. La vita in India non muta neppure davanti alla morte. La morte è accettata con estrema dignità. Le due amiche scoprono le contraddizioni della India, persone poverissime e industrie cinematografiche di eccellenza, da un lato i miseri dall’altro il lusso. Il popolo lavora senza stancarsi mai con caparbietà accettando il destino con lucida logica. I vagabondi nelle strade sono dignitosi, le donne hanno una eleganza ricercata. L’india si mostra una  terra di contrasti, terra dove aleggia una profonda sensualità della vita. I toni delle guide turistiche sono sempre misurati volti a contenere l’entusiasmo e denotano il carattere indiano. Non sentono il bisogno di esibire la propria sensualità. Gli indiani accettano la differenza e l’uguaglianza allo stesso modo. Amano le emozioni originali. Non sottolineano mai le proprie posizioni. Spesso sono disordinati e caotici ma fa parte della loro natura. Non conoscono l’umiliazione, non amano le offese.

E’ l’India una terra dove contano i simboli. Le abitudini occidentali fanno poca breccia., conta la tradizione e la giustizia sociale che fa superare le differenze. I turisti svagati e disattenti sono i profanatori della sua sacralità. Per gli occidentali è un mondo confuso eppure è un popolo determinato che non teme la morte e la povertà, risoluto, vitale, curioso, solidale. Non conoscono ossessioni quotidiane, abitudini radicate . spesso sognano a occhi aperti per rimanere giovani nel cuore. Gli indiani sono tolleranti e coraggiosi, una tolleranza che non diventa indifferenza. Arrivano al cuore del problemi. Vivono nella precarietà con forza d’animo e comprensione. Esistono delle differenze con l’occidente. Gli indiani colpiscono per la loro saggezza, spontaneità . Alcuni si contaminano andando a studiare in occidente. Gli indiani apprezzano sia la scienza che la filosofia e non sono privi di una razionale interiorità. L’ India trasmette un senso di sicurezza , di equilibrio, di disponibilità, di emozione senza vanità e riserbo. Per certi versi è una terra come l’occidente con le periferie squallide, il traffico incessante, i venditori ambulanti per le vie e le bancarelle del mercato. E’ una terra fonte di riflessione dove ci si annulla come singoli per far parte della comunità. I giornalisti invece vanno solo per fare libri e articoli senza percepire il senso di eternità di quella gente. Gli indiani amano la vita, sono fiduciosi del prossimo, amano le passioni, abbelliscono la realtà con semplicità. Non si lasciano travolgere dal nichilismo nella loro profonda spiritualità. In loro c’è una lucida ostinazione di vita, una fierezza indomita pure nella solitudine. Hanno memoria delle origini  e la conservano con saggezza e serenità. Si avvicinano alla vita sempre con pudore per comprendere gli altri, l’universo. Sono partecipi non esiste la paura dell’ignoto. Per gli indiani la crudeltà è solo l’altro volto dell’amore per questo non conoscono risentimenti, sconforti. Di solito preferiscono ascoltare con umiltà e non in modo superficiale ma sensibile. Si rianimano al contatto con la natura dove si esprime la gioia di vivere.

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