Correre a perdifiato

Correre a perdifiatoIl mondo va sempre più veloce e chi si ferma è perduto. Si scelgono le connessioni a internet più veloci, le parrucchiere più abili a smaltire i clienti in poco tempo, le strade secondarie che ci fanno evitare il traffico, i mezzi pubblici più frequenti per arrivare prima, i colleghi più svelti per smistare le pratiche in ufficio. La velocità è l’asso nella manica, l’arma vincente. Le persone lente non vengono considerate dai datori di lavoro anche se hanno un curriculum eccellente. La lentezza, la calma, lo spirito riflessivo non sono più virtù. Si preferiscono persone scaltre, svelte, in grado di competere, vivaci, intraprendenti. La timidezza, l’atteggiamento sereno sono solo ostacoli alla realizzazione personale. Allora bisogna sempre correre, essere veloci, mangiare il più velocemente possibile, lavorare a ritmi allucinanti, dormire il meno possibile. Ci sono lavori che richiedono come unico requisito la velocità. In un supermercato chi serve i clienti con maggior lena viene visto di buon occhio. Alle poste, alla banca, si richiedono persone capaci, ma anche veloci. Nei negozi non si possono più scambiare due parole con i titolari. Tutto si è velocizzato, anche il traffico. Le macchine sfrecciano rapide a velocità pazzesca anche nei centri abitati. Allora capita che mentre mettiamo la freccia per parcheggiare, su una strada di scorrimento di una città, dotata di parcheggio laterale, veniamo investiti da vituperi e suoni di tromba. Gli automobilisti che sopraggiungono non intendono rallentare per consentirci di entrare nel parcheggio. Di solito se guidiamo una macchina vecchia che non ci consente di andare velocemente sulle autostrade veniamo maltrattati e superati. Nessuno comprende le necessità dell’altro, conta solo la propria folle corsa. Così bambini innocenti vengono investiti sulle strisce pedonali, anziani in bicicletta vengono falciati via senza rimorsi. Ogni ostacolo anche il più banale viene superato con velocità. Quando scendiamo da un autobus veniamo travolti da molti passeggeri che sono scesi con noi e che hanno fretta di raggiungere la propria destinazione. Per la fretta di fuggire via ci urtano, ci spintonano. La stessa cosa avviene quando si sale su un autobus fermo al capolinea. Per accaparrarsi un posto a sedere tutti corrono veloci come se avessero le ali ai piedi. Non si guarda in faccia a nessuno. Motociclisti corrono veloci nella notte, ambulanze a sirene spiegate corrono a perdifiato, il traffico scorre di continuo senza sosta. Allora non ci meravigliamo quando leggiamo sul giornale di una famiglia in vacanza, di notte, straniera, che viene travolta mentre tenta di raggiungere a piedi di corsa una città d’arte da visitare. Ci domandiamo come mai tanta fretta. La città d’arte si poteva anche visitare il giorno dopo alla luce del sole. Ogni tanto in televisione ci mostrano le immagini di auto completamente distrutte in paurosi incidenti stradali. Vediamo auto ridotte a lamiere contorte e crediamo che sia stato un demone a provocare il disastro ma poi ci rendiamo conto che è stata un’altra divinità altrettanto osannata: la velocità a cui tutti, grandi e piccoli, rendono un doveroso omaggio, anche a costo della vita.

 

Ester Eroli

 

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