Un fantastico film del 1999 è sicuramente “Le parole che non ti ho detto”, tratto da un famoso romanzo di Nicholas Sparks. Il protagonista è interpretato dal brillante attore Kevin Costner. La trama a volte ci sembra fantasiosa. Theresa, giornalista, separata con un figlio, scopre sulla spiaggia una bottiglia di vetro con un messaggio all’interno. Il messaggio è una lettera piena di sensi di colpa di un uomo a cui è morta la moglie. Grazie al suo lavoro Theresa riesce a risalire all’autore della missiva. Un fabbricante di barche che vive con il padre. Riesce a conoscere la persona e a innamorarsene. Quando lui verrà a mancare all’improvviso anche lei sarà assalita dai sensi di colpa. In realtà spesso i film traggono ispirazione dalla vita vera. Quante volte avremo voluto dire qualcosa a qualcuno di importante e non l’abbiamo detto. Volevamo parlare a nostro padre delle nostre aspirazioni, del nostro io nascosto e non l’abbiamo fatto per pigrizia, per pudore, per stanchezza, per noia. Quando siamo rimasti senza di lui ci siamo mangiati le mani, abbiamo imprecato contro il destino, contro il mondo. Nelle questioni pratiche sovente abbiamo avuto a che dire con qualcuno e poi non ci siamo riconciliati, lasciando in sospeso l’amicizia, ormai incrinata dopo il diverbio. Poi magari questo qualcuno è morto non consentendoci di riparare, di rimediare. Il numero delle persone che abbiamo perduto sulla strada del tempo sono numerose, a loro non abbiamo detto apertamente ciò che pensavamo di loro, ciò che sentivamo. Molti familiari ci hanno lasciato e noi siamo convinti di non aver parlato abbastanza. I sensi di colpa ci assalgono. Molti colleghi con cui siamo entrati in conflitto ci hanno lasciato all’improvviso. Spesso affrontiamo la realtà a muso duro dimenticando che quello che accade nei film può succedere anche a noi.
Ester Eroli