Vivere bene

Spesso abbiamo cercato disperati la ricetta della felicità. Invece siamo caduti nel baratro della disfatta, mentre intorno a noi tutte le persone ci apparivano serene, in splendida forma, felici. La stessa pubblicità ci mostrava persone perfette, irritandoci . Qualcosa dentro di noi si rompeva in mille pezzi mandando in frantumi il nostro fragile equilibrio. Nella depressione più nera ci siamo resi conto che gli altri non erano propensi ad aiutarci completamente. Alcuni anzi sembravano godere delle nostre perdite. I nostri smacchi venivano evidenziati da quelli che ritenevamo amici. I nemici dichiarati erano soddisfatti del nostro deragliamento. La nostra caduta faceva loro piacere. I parenti stessi sembravano contenti dei nostri insuccessi, forse per invidia, per paura di venire superati in bravura, in ricchezza. Spesso fra parenti si ingaggia una inutile gara per la casa, per i figli. Allora la sconfitta di un nostro figlio equivale a una derisione anche nel mondo parentale. Non si può e non si deve perdere per nessuna ragione al mondo. Purtroppo la vita è fatta anche di debolezze, di cadute, di perdite. Per vivere degnamente occorre sicuramente trasformare le sconfitte, anche le più dure, in trionfi. In alcuni casi infatti non tutti i mali vengono per nuocere. Ma sappiamo bene che tutto questo non basta per la nostra serenità interiore. Ci vuole una tecnica sofisticata di salvataggio, una specie di rito magico, propiziatorio, esclusivo. In altre parole esiste la ricetta della felicità, anche se solo apparente. Molti perseguono questo obiettivo: fingersi allegri, andare avanti come niente fosse, senza mostrare agli altri le piaghe del nostro cuore martoriato. Dobbiamo con un atto di forza mostrarci sempre sorridenti, tranquilli nel posto di lavoro, come a casa, con gli amici. Sul nostro volto non devono apparire tracce di tensione. Il volto deve essere rilassato, imperturbabile. E’ come bere d’un fiato il siero della serenità. E’ un modo per non dare soddisfazione ai nostri nemici, che ci vorrebbero vedere prostrati. Appariamo sempre in splendida forma, con i capelli lucidi perfettamente pettinati, lo sguardo fisso davanti a noi deciso, il sorriso cordiale mentre dentro moriamo. Si può morire dentro per un rimorso, per una pena, per una malattia, per un dolore morale, per un senso di colpa, per un amore, per un insuccesso. La debolezza non deve essere evidenziata. I miti non vengono presi in considerazione come gli arroganti. I miti sono generalmente perdenti. Allora il segreto della felicità potrebbe essere quello di stare perennemente in piedi con uno sguardo duro, quell’impassibilità che somiglia a cieca indifferenza. Solo nel segreto della nostra stanza, della nostra anima potremo piangere lacrime amare. E sarà il pianto liberatorio di uno sconfitto dal cuore tenero.

 

Ester Eroli

 

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