Massime aspirazioni

Multi-ethnic business groupOgni tanto a causa di decisioni affrettate, di impotenza, di errori giovanili, di lentezza, di allontanamenti, di convinzioni, di fraintendimenti, di errori di valutazione viviamo un periodo difficile dove tutto ha il suo peso, dove sprofondiamo nel fango . Il destino sembra metterci alla prova, la malasorte ci viene addosso. Non sembriamo rassegnarci alla ostilità della dea bendata che si mostra insensibile nei nostri riguardi. Ci sentiamo scontenti per l’eccessiva severità del destino. In questi momenti non facciamo nulla, azzeriamo persino le emozioni. Tentiamo di proteggere solo il nostro ruolo, cerchiamo di farci proteggere. Ci sentiamo perseguitati dalla sorte beffarda , intralciati, quasi cancellati. Non troviamo appigli e davanti abbiamo solo la fuga. Umiliati, feriti accettiamo, in modo diplomatico, di non reagire, di non combattere il destino che si impone con forza. Sappiamo dentro di noi che le avversità non durano sempre, che le prove a un certo punto hanno termine. Dopo un periodo buio, crudele, dopo le perdite, dopo la fine di un matrimonio, dopo il dolore, tendiamo sempre per natura a cercare solo la serenità. Essa ci appare ingenuamente l’approdo sicuro, il primo pensiero dopo i patimenti. La serenità è l’unica che ci può risollevare, che può impadronirsi del nostro animo privo di allegria, di speranza, di piacere . La serenità ci riporta la sicurezza, ci trascina, ci fa ritornare il sorriso, la parola, l’arguzia. Non ci sembra vero di ritornare calmi dopo un periodo intenso, oscuro. Con la serenità torniamo scaltri, gentili, gradevoli, quasi audaci e torniamo ad apprezzare la vita quotidiana. Come bambini continuiamo a puntare come massima aspirazione solo ed esclusivamente alla serenità. Facciamo scelte morbide, rinunciamo a qualcosa di importante in nome della serenità, a cui sacrifichiamo tutto anche l’amore, salvo poi pentirci. Arrossiamo di vergogna e di collera quando scopriamo che abbiamo rinunciato a delle sfide notevoli per paura di perdere la serenità. Abbiamo rinunciato a un uomo che ci attirava troppo per paura di perdere la testa, a suonare uno strumento musicale, a frequentare un corso solo perché si teneva in una città più lontana. Non ci siamo affatto accorti di aver dimenticato la felicità, che intanto ci guardava con aria canzonatoria. La felicità selvaggia dovrebbe guidare i nostri passi in ogni istante di vita, dovrebbe essere la nostra guida veloce , la nostra istitutrice. Non è mai troppo tardi per la felicità, non ci si può accontentare della serenità.

 

Ester Eroli

 

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