EUROPEO FESTIVAL

Il festival europeo della canzone ha da poco chiuso i suoi battenti nella città inglese patria dei Beatles. Un festival luccicante . pieno di vitalità, di slancio, avvolto in una atmosfera leggera, fortemente elegante che lascia nitidi ricordi nella mente dei partecipanti e del pubblico. Ci sono state rivelazioni, improvvisazioni, parole di rito. Ci siamo lasciati distrarre dalla musica, dalle parole. Molti hanno fatto un viaggio lungo per trovarsi sul posto, per omaggiare i partecipanti, tutti personaggi noti, di un certo calibro. Molti personaggi sono miti che vengono imitati, osannati, difesi. Molti si sono mostrati chiaramente favorevoli a una rottura della tradizione. Ogni innovazione è un punto di arrivo, desta nuovi concetti.

A ben guardare nel profondo nella nostra panoramica troviamo delle pecche, delle crepe non nella organizzazione e nella esibizione ma nell’esito del concorso canoro. Prima dell’inizio della manifestazione internazionale già circolavano insistenti le voci sui giornali e riviste e su altre fonti pubbliche di comunicazione, nelle radio di una possibile vittoria della Svezia, infatti poi così è stato. La stessa cosa è avvenuta per il nostro acclamato festival di san Remo dove già si sapeva in anticipo di mesi che avrebbe sicuramente vinto Mengoni. Ci vogliono quindi togliere il gusto della sorpresa, della attesa spasmodica di sentire proclamare il vincitore. Sicuramente ci sono delle gole profonde che parlano prima in modo forse disinteressato ma lesivo. Ci domandiamo a che serve seguire, votare se l’esito è scontato e noi non possiamo ribaltare la classifica. Ci chiediamo chi stabilisce in anticipo il nome del vincitore.  Vorremo fermare il tempo e tornare ai vecchi tempi quando l’attesa era avvincente perché non si sapeva nulla fino all’ultimo e spesso vinceva qualcuno a sorpresa. Tutto invece si consuma rapidamente. Dobbiamo rassegnarci, arrangiarsi. I vincitori sono certo indiscutibilmente bravi, professionali, ci strappano un applauso, ma un applauso deluso. Ormai è divenuta una abitudine dire in anticipo il nome del vincitore. Non ci separiamo più da questa usanza che all’inizio sembrava un puro caso dettato dalle circostanze. Nessuno ci gira intorno, tutti dicono apertamente le cose come stanno. Questa tendenza un po’ preoccupa, toglie smalto alla manifestazione.  Continuiamo a seguire senza tanta attenzione  le gare canore, riprendiamo le vecchie abitudini ma con meno entusiasmo. Ci lasciamo andare e non votiamo più, non serve esprimere pareri. Ci doliamo di questa barbara usanza che non muta. Rimaniamo nella nostra rustica tranquillità con la mente distaccata. Certe pratiche ci sembrano malsane e negative.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.