Sottrarsi

Ai nostri giorni vediamo che le persone in generale sono serenamente distaccate.  Sugli autobus, nei palazzi nessuno da confidenza, trovano naturale tirare diritto . Tutti vogliono restare in pace per i fatti propri. Ognuno trova indispensabile difendere la propria posizione da attacchi esterni. Ci colpisce nel profondo la distanza fra gli esseri umani. A nessuno sfiora il pensiero che si potrebbe aver bisogno all’improvviso dell’altro. Tutti seguono frenetici il corso delle proprie faccende. Manca la possibilità di contatti. L’interesse per l’altro sfuma, diventa inesistente. Si teme un assalto nella propria sfera privata. Il contatto con gli altri può provocare discussioni, rinfacci, problemi.

In certi casi però capita di dover stare con gli altri ad esempio nell’ascensore che ci porta in ufficio nelle sale di attesa di un dentista. In quel caso nessuno mostra un tono conciliante, una espressione addolcita. I modi sono bruschi, le parole offensive e vigliacche. Nel caso in cui ci si incontra per sbaglio invece di chiederci come va come è giusto che sia, si lanciano strali offensivi, parole di fuoco. L’altro è il nemico da abbattere a ogni costo. In ascensore i colleghi si mostrano critici e scorbutici, nelle file alla posta i vicini voltano la faccia quando proviamo ad aprire bocca magari per chiedere una spiegazione. Siamo soli in oceano di gente che ci chiude la porta in faccia senza tanti complimenti. Se abbiamo smarrito la strada nessuno ci viene in soccorso. Solo qualche bella ragazza viene soccorsa ma ovviamente per agganciala per secondi fini. Ci liquidano tutti con frasi dure senza ombra di rimpianto. Noi trasecoliamo quando ci trattano con sufficienza senza cerimonie persino i commessi e proprietari di negozi dove noi siamo clienti. Di colpo ci sentiamo perduti, smarriti, cresciuti in n fretta. Avviliti riprendiamo silenziosi la nostra via rumorosa di traffico a tutte le ore. Un silenzio interiore che contrasta con l’assordante traffico., con la distasa di auto ferme al semaforo in attesa di ripartire.  Di solito partono di colpo anche se una persona sta finendo di attraversare la strada. Tutto è calcolato al centimetro, al minuto. Non si può perdere tempo a dare la spiegazione di una via a un turista, questi farebbe bene ad arrangiarsi da solo. Nella trama compatta del vivere non c’è spazio per uno spiraglio, per uno squarcio, per una divagazione, per una conversazione. Le chiacchiere poi finiscono sempre in discussione. Si creano conflitti senza motivi, da irresponsabili si fomentano odi. Ci vuole una grande forza a trascinare la vita in questi termini.

Poi viene la soluzione che è il peggiore dei rimedi ma l’unica che si spalanca davanti ai nostri occhi perplessi. Capiamo che è importante riuscire a sottrarsi.

Così in ufficio andiamo a piedi per non salire in ascensore con colleghe vanitose che ci offendono, non andiamo più in certi negozi, smettiamo di frequentare dei bar, dei ritrovi, persino delle chiese perché anche li si annida la rivalità e l’insulto, le rabbie   e le gelosie.  Ci allontaniamo da gruppi, amici, parenti, associazioni per non  essere perseguitati ad oltranza, per porre fine a pettegolezzi sulla nostra persona.

Sottrarsi non fa altro che aggravare il quadro, accentuare l’isolamento è come quando piove sul bagnato.

 

Ester Eroli

 

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