A A A: Aurelio Ambrogio Aureliani

Nella chiesa a lui dedicata nella capitale lombarda esiste un mosaico di stile bizantino che lo ritrae con un mesto e remissivo sorriso che lo accomunerebbe più ad un agnello sacrificale, piuttosto che a un coraggioso indomito vescovo dotato di carisma, di forza interiore e di persuasione eccezionale. Un santo da tripla A nel rating della storia della Chiesa!

Aurelio Ambrogio nacque a Treviri in Germania nel 339 dove il padre, appartenete alla potente famiglia senatoriale romana degli Aureliani, era il prefetto pretoriano della Gallia Superiore. Dimostrando sin da adolescente un’ intelligenza ed una forza d’animo non comune, fu inviato a Roma per frequentare le migliori scuole d’indirizzo giuridico e amministrativo. Dopo una rapida carriera, già all’età di trent’anni fu inviato a Mediolanum, oggi Milano, come governatore di tutta l’Italia settentrionale. Colà conobbe colui che poi sarebbe diventato San Basilio Magno che lo illuminò e lo edusse sulla quella dottrina cristiana di cui, a breve, sarebbe diventato paladino indomito e intransigente, ma soprattutto non incline a compromessi. In seguito s’ impegnò a capofitto sul dibattito teologico proprio contro il suo antico maestro, il quale, manifestando il suo ascetismo e la sua ortodossia creò le basi per la teorizzazione del futuro scisma della Chiesa Ortodossa.

Il suo profondo interesse per la Chiesa di Cristo sia in forma dialettica che comportamentale, fu manifestato con tali clamorosi ed efficaci provvedimenti che indussero la popolazione cristiana a proclamarlo addirittura vescovo per acclamazione pur non avendo ancora rivcevuto alcun sacramento. Ma lui , ormai convinto del sua vocazione e del suo mandato, colmò ogni sua lacuna nella catechesi sacramentale ricevendo nel giro di una settimana: battesimo, cresima, eucarestia, ordine e consacrazione!

Una volta vescovo esercitò il suo prestigio ecclesiastico per affermare i dogmi della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, connubiando il potere religioso con quello politico, per nulla intimorito dai potentati locali cui sapeva fronteggiare spavaldamente, credendo fermamente nella sua missione, prodigandosi senza tregua per il bene del popolo.

Dotato di volontà di ferro, forza interiore e attitudine al comando, riuscì ad effettuare colpi di mano da vero capo popolo occupando chiese e cacciando a pedate i profanatori appartenenti agli allora numerosi movimenti contestatori della Chiesa. Memorabili sono state le sue battaglie contro le eresie, in particolare contro l’arianesimo, e clamorosa l’impresa di convertire al cristianesimo uno dei più grandi filosofi e geni di tutti i tempi: Agostino d’Ippona che in seguito sarebbe diventato Sant’Agostino.

Per vivacizzare la monotonia delle manifestazioni liturgiche, Aurelio Ambrogio introdusse il canto nella liturgia, creando un’atmosfera di gioiosa partecipazione collettiva ai rituali ecclesiastici, mantenendone però la dovuta solennità. Fu anche il fautore della supremazia del vescovado di Roma nei confronti di tutti gli altri, ribadendo la Chiesa di San Pietro come fulcro indiscutibile di tutta la cristianità.

Si distinse anche per una intransigente posizione antigiudaica. La sua era suna presa di posizione olo di mero carattere ideologico e teologico anche se poi fu indecorosamente sfruttata dai fautori del razzismo per giustificare alcuni concetti dell’antisemitismo.

Oltre alla creazione del rito ambrosiano, tuttora celebrato dalla diocesi milanese, Ambrogio da Milano si rese protagonista di episodi miracolistici. Tra i più noti: il riconoscimento di uno dei chiodi della croce di Gesù, che era stato usato casualmente come ferro di cavallo e che ora giace sull’altar maggore del Duomo d Milano, e la sua apparizione a cavallo con tanto di spada in mano durante la celebre battaglia di Parabiago in cui impaurì le soverchianti truppe di Lodoriso Visconti impedendo l’occupazione di Milano.

Sant’Ambrogio si spense nella sua Milano all’età di 58 anni… E’ annoverato tra i quattro massimi dottori della Chiesa Cattolica insieme ai Santi: Girolamo, Agostino e Gregorio.

Lu l’è fort com’ un Sant’Ambréus!” si dice tuttora in dialetto meneghino quando si vuol sottolineare la grande forza d’animo di qualcuno.

 

 

Adriano Zara

 

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