BARBERINI

La famiglia Barberini in origine si chiamava Tafani e aveva nello stemma tre tafani con un paio di forbici e non aveva alcun titolo nobiliare contrariamente a quello che si pensa. Era originaria di Barberino val d’Elsa in Toscana. La famiglia poi si stabilì a Firenze intorno al XII secolo. Gli antenati erano allevatori di bestiame, di pecore e capre. Poi cominciarono a commerciare  in lana e ad arricchirsi. Il florido commercio dei tessuti e della lana portò i Barberini a entrare in contatto con ricche famiglie di Ancona, ad avere traffici commerciali con Lione, Londra, Anversa e si spinsero fino al Bosforo. Nel 1200 cominciarono a comprare castelli e palazzi a Firenze. Arrigo decise di mutare il cognome  da Tafani a Da barberino in riferimento al luogo di provenienza. Il cognome Tafani non era abbastanza elegante e signorile.

La famiglia divenne famosa grazie anche a Francesco da Barberino porta contemporaneo di Dante ora sepolto nella basilica di Santa Croce a Firenze. Alcuni rami della famiglia si trasferirono a Roma e in altre città e località. Lo stemma venne mutato e al posto dei tafani vennero messe tre api d’oro in campo azzurro. I Barberini volevano indicare che erano stati industriosi come api ed avevano fatto fortuna. Nel centro di Roma venne edificato il palazzo Barberini in stile barocco.

La svolta si ebbe con  il pontificato del cardinale Maffeo Barberini nel 1623 con il nome di Urbano VIII che favorì la carriera militare del fratello Carlo e fece molti nipoti cardinali, uno fu addirittura nominato comandante dell’esercito pontificio. Nel 1627 alcuni rami della famiglia furono nominati principi di Carbognano e Palestrina. Molti della famiglia furono abili mecenati e favorirono arti e lettere. Comprando dei feudi furono considerati nobili al pari di altre famiglie potenti, ma erano potenti solo per i commerci.

La famiglia priva di eredi maschi rischiò la estinzione. Dopo Cornelia Barberini sposò Giulio Cesare Colonna e il figlio Carlo prese entrambi i cognomi.

Molti discendenti della famiglia ai nostri giorni si danno molte arie, sono arroganti e superbi.     Si vede lontano un miglio che non sono nobili, i nobili lo sono pure di animo, non ostentano e poi di solito hanno il doppio cognome. Di solito la superbia partì a cavallo e tornò a piedi.

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