COMPETIZIONI

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Negli ultimi tempi nel mondo del lavoro in vari settori si assiste un fenomeno strano. Un tempo era costume prendere un apprendista giovane per insegnare i segreti del mestiere. Si prendevano ragazzi sconosciuti e questi venivano istruiti. I giovani erano felici, imparavano un mestiere, non si annoiavano, guadagnavano qualcosa anche se non uno stipendio pieno. I genitori erano contenti di vedere i figli occupati . Molti genitori avevano premura di mandare, specie in estate, i figli in qualche negozio. Le donne imparavano a lavorare nelle mercerie, nelle botteghe artigiane, nei negozi di abbigliamento, nei negozi di parrucchieria. I ragazzi erano impazienti di fare i meccanici, i barristi. Alcuni passavano da un negozio all’altro per specializzarsi, accettavano consigli e  suggerimenti del dirigente e titolare. Questo metodo sembrava infinito, destinato a durare. Ai nostri giorni l’apprendistato dura poco o è inesistente. Si prendono sempre meno assistenti per ragioni di costi, si preferisce una conduzione familiare. Gli apprendisti sono sempre parenti, figli, amici. Ora molti giovani che vengono spinti a fare apprendistato sbuffano, si ribellano, si sentono prigionieri. Molti ragazzi preferiscono oziare nei bar. Neppure le ragazze sono immuni dall’ozio e passano il tempo nei locali come se fosse la regola di vita. Spesso si fanno solo brevi apprendistati formativi.

Negli ultimi tempi si assiste a un fenomeno insolito. I capi che prendono collaboratori si mettono in competizione con loro in modo spudorato. Se un giovane si mostra più bravo del titolare, data la sua formazione, viene perseguitato, fatto oggetto di dispetti, costretto a battere in ritirata, a farsi da parte. Se poi ottiene la approvazione del cliente, il suo elogio il titolare si impenna, si irrita e la fa pagare al giovane. Lo estromette, lo mette a cantone, lo ostacola. Si crea una rivalità aspra che diventa competizione. Il giovane riceve rimproveri, frasi amare, stoccatine al veleno. Si vede che non vi è collaborazione. I clienti vedono il giovane attaccato in continuazione anche in loro presenza. Si arriva a risposte aspre, a occhiatacce orribili, a insinuazioni, a intrusioni pure nella sfera personale. Si arriva  a bugie, insulti. Molti giovani si sentono impotenti e lasciano correre. In alcuni casi sentendosi minacciati fuggono a gambe levate, terrorizzati. Si spaventano per tanto veleno e mollano il lavoro. Si sentono bersagli, arrivano a casa sempre con il  mal di testa. Il datore di lavoro li accusa di essere disordinati, maleducati con i clienti quando poi non è vero. Spesso affida ai subordinati i compiti più ingrati accusandoli di aver sbagliato. Ogni tanto ci sono reazioni da parte dei giovani e il titolare si affretta a metterli alla porta. Il lavoro procede in modo instabile. I clienti avvertono la separazione, la lotta e si stancano di essere fra due fuochi, spesso oggetto della contesa. Molte parrucchiere si mettono in competizione con le allieve e vogliono loro stare al centro della attenzione, ed essere lodate. Non amano essere superate dalle allieve che magari rendono di più sul campo essendo fresche di corsi preparatori e più aggiornate. Si arriva a rotture di vario tipo. Le allieve vengono riprese, costrette a  fare cose che non vogliono. Il titolare si tiene per sé i clienti più importanti, e lascia al collaboratore solo le briciole. Se un cliente vuole essere servito dal collaboratore il titolare si adombra e diventa intrattabile. I clienti  che hanno lodato il collaboratore vengono lasciati in attesa, puniti per la loro sfacciataggine

Alla fine si arriva alla catastrofe. Il giovane se ne va in via definitiva,   i clienti scappano e il negozio langue. Molti titolari mirano a far scappare tutti per ritrovarsi soli con la loro immensa e assurda vanità.

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